Ubriaco e contromano in A27: pensava di essere in centro a Belluno

Inevitabile la condanna di N.S. per guida in stato di ebbrezza, fra l’altro aggravata

Gigi Sosso
Segnalazione di un veicolo contromano in autostrada
Segnalazione di un veicolo contromano in autostrada

Ubriaco contromano in autostrada. Per di più di notte. Inevitabile la condanna di N.S. per guida in stato di ebbrezza, fra l’altro aggravata.

L’automobilista era in uno stato talmente confusionale che pensava di essere nel centro di Belluno e, una volta in questura, si è anche addormentato.

Non ha soffiato dei valori esorbitanti, però è anche vero che l’ebbrezza alcolica era già in fase discendente e ha salvato la macchina, che non è stata confiscata.

Una sera di tre anni fa il 47enne di nazionalità marocchina stava viaggiando sull’A27, a bordo di una vecchia Bmw 320, in direzione Pian di Vedoia, ma sulla carreggiata sbagliata. Quella sud.

Era tardi e non c’erano molti viaggiatori, ma qualcuno deve averlo schivato, perché è intervenuto il personale di servizio, che l’ha bloccato all’uscita della galleria Cave, tra l’uscita di Fadalto - Lago di Santa Croce e la barriera di Belluno.

Alla domanda sul senso di marcia sbagliato, secondo quanto è emerso in tribunale ha risposto che era convinto di essere in centro e questo ha tolto qualsiasi dubbio sulla possibilità che potesse essere ubriaco. Non mancavano le luci, ma nemmeno il porfido dei centri storici.

Non era nemmeno l’unico sintomo e, quando è arrivata la pattuglia della polizia si è provveduto all’esame dell’alcoltest: 1,4 grammi per litro di sangue al primo soffio e 1,2 al secondo.

Neanche tantissimo, ma la curva discendente certifica che qualche ora prima il valore era matematicamente più alto. Gli agenti l’hanno accompagnato in questura e qui N.S. si è appisolato, dormendo alcune ore, senza che nessuno lo disturbasse.

Al risveglio si è reso conto di essersi messo in un guaio penale. Gli è stata assegnata Elisa Collostide come avvocato d’ufficio, perché quel giorno era di turno, ma non si è mai preoccupato di contattarla, per concordare la strategia difensiva e limitare i danni. Perché di questo si trattava: non c’erano speranze di scamparla.

Nel processo davanti al giudice Cristina Cittolin, la procura della Repubblica ha chiesto una sentenza di condanna a tre mesi di arresto, duemila euro di ammenda e otto mesi di sospensione della patente. Collostide non poteva che limitarsi a chiedere l’assoluzione e, in subordine, il minimo della pena.

Cittolin è uscita dalla camera di consiglio con una condanna più pesante: nove i mesi di arresto, oltre a duemila euro di ammenda e 10 mesi di documento sospeso. Si attendono le motivazioni, premesso che l’etilometro funzionava ed era stato regolarmente revisionato.

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