Ucciso da un malore cacciando il cervo nei boschi lamonesi
LAMON. Due ore di tentativi disperati di rianimazione in mezzo al bosco, sulla sponda del Senaiga, con gli uomini che si alternavano a praticare il massaggio cardiaco e i defibrillatori. Ma alla fine anche i soccorritori si sono dovuti arrendere: il cuore di Igor Sommariva, 45 anni, si è fermato per sempre.
Un attacco cardiaco nel bosco, durante una battuta di caccia tra amici, la corsa disperata a cercare soccorsi, e poi le manovre complesse per riportare a valle la salma dalla forra in cui si era consumata la tragedia. È successo tutto ieri attorno poco prima delle 13 a Chioè, nel folto del bosco sulle sponde del torrente Senaiga. Igor Sommariva, lamonese trapiantato a Fonzaso, padre di una figlia, era rimasto orfano da piccolo a causa di un malore che si era portato via suo padre.
Ieri lo stesso tragico destino l’ha colpito, mentre stava andando a caccia con due amici. Il malore l’ha colpito e fatto accasciare mentre stava recuperando un cervo abbattuto in una zona particolarmente accidentata in riva al torrente, in un punto in cui non c’è campo dei cellulari.
Sommariva si è accasciato a terra, senza sensi. Gli amici hanno visto e non hanno perso un istante: uno ha iniziato a praticargli il massaggio cardiaco, l’altro è corso verso valle, a cercare un punto in cui il cellulare mostrasse finalmente qualche tacca di segnale, per poter chiamare il 118.
L’allarme lanciato dall’amico, appena trovata la copertura, ha messo in moto i soccorsi: da Feltre sono partiti i vigili del fuoco, i sanitari del Santa Maria del Prato, gli uomini del soccorso alpino, mentre da Belluno partivano anche due vigili del fuoco specializzati nel soccorso in acqua.
I pompieri, appena arrivati, dall’alto della forra hanno visto gli amici di Sommariva che gli praticavano il massaggio cardiaco e si sono precipitati lungo la scarpata per dare loro una mano. I vigili del fuoco hanno tirato fuori anche il defibrillatore installato sulla “prima partenza”, il primo mezzo che esce in caso di emergenza, e l’hanno azionato. I sanitari del pronto soccorso, a loro volta, hanno dato il cambio con il massaggio cardiaco e il defibrillatore, aggrappati alla speranza visto che le manovre di rianimazione erano iniziate subito. Quasi due lunghe ore di tentativi in mezzo al bosco, fino a quando il medico ha capito che non c’era più speranza.
Una volta constatato il decesso e ottenuto il via libera della magistratura, la salma è stata caricata nella barella stagna in dotazione al Gruppo forre del Cnsas, assicurata e fatta scendere lungo il corso d'acqua, spostandola da una sponda all'altra per evitare le correnti troppo forti, fino a raggiungere la strada dove attendeva il carro funebre. (sdb)
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