Ucraini, famiglie ospitanti bellunesi in difficoltà: un’ottantina le richieste di aiuti alimentari

Il coordinamento Rete immigrazione provinciale lancia l’allarme: «I profughi in arrivo sono molto provati dalla guerra»
Paola Dall’anese
Giovani mamme ucraine con i figli ospitate nell’ex caserma dei vigili del fuoco a Mussoi
Giovani mamme ucraine con i figli ospitate nell’ex caserma dei vigili del fuoco a Mussoi

BELLUNO. Sempre più famiglie ucraine che stanno ospitando i loro connazionali scappati dalla guerra stanno chiedendo aiuto ai Comuni per sostenere le spese almeno alimentari di questa accoglienza, mentre in provincia stanno arrivando persone che la guerra e i suoi effetti li hanno vissuti sulla loro pelle. Sono alcuni dei problemi emersi nell’incontro del coordinamento Rete immigrazione provinciale svoltosi l’altro ieri e che approderanno inb Prefettura dove, due volte al mese, si riunisce il tavolo per gestire la crisi.

GLI ARRIVI

Nei giorni scorsi sono arrivati altri dieci profughi, di cui quattro anziani over 80 all’ex caserma dei vigili del fuoco di Belluno. Si tratta principalmente di residenti della città di Mariupol, che lasciano un teatro di guerra e dove hanno perduto anche persone care.

«Sono persone molto provate», riporta Milena Maia referente del coordinamento Rete immigrazione, «tanto che tra questi anziani alcuni sono talmente provati che si rifiutano di mangiare e quindi per loro la situazione è difficile. Serve un intervento psicologico».

SCUOLE E CENTRI PER L’IMPIEGO

Al tavolo di coordinamento si è anche fatto il punto sulla situazione nelle scuole. Dagli istituti comprensivi del Cadore- Comelico, infatti, è arrivata la richiesta di un supporto linguistico per una ventina di bambini ucraini che stanno frequentando le lezioni.

«Per loro nei prossimi giorni arriveranno quattro mediatori culturali che parleranno con le maestre per capire il tipo di esigenza. Non sappiamo infatti se l’intervento dei mediatori è per queste ultime settimane di scuola o per il prossimo anno», sottolinea ancora Maia che poi aggiunge: «È necessario coordinarci con l’ufficio scolastico provinciale per evitare di sovrapporsi. Abbiamo inoltre evidenziato la necessità di far svolgere i corsi di lingua italiana alle donne ucraine nei posti in cui si trovano, perché quelli organizzati in altri centri hanno visto pochissimi iscritti. D’altra parte gli studenti sono perlopiù donne con figli. Per cui l’ideale è organizzare dei corsi alla ex caserma così durante le lezioni i bambini piccoli possono essere coinvolti in altre attività lasciando così il tempo alle loro mamme di seguire le lezioni in tranquillità».

Per i bambini, inoltre, il Comitato di intesa di Belluno intende organizzare dei momenti di svago. Si sta pensando a dei centri estivi, o escursioni al mare o in montagna col Cai che possano partire già da giugno.

Partiranno a breve anche degli incontri con i Centri per l’impiego per informare i profughi sulla possibilità di lavorare durante il loro soggiorno. I primi incontri con gli ucraini si svolgeranno già oggi e il 16 rispettivamente alla scuola di Mur di Cadola e al Cpia, e il 18 all’ex caserma di Mussoi. Presenti agli incontri anche tre mediatrici culturali.

L’AIUTO ALLE FAMIGLIE ACCOGLIENTI

«Ci sono arrivate anche parecchi richiesta di un supporto psicologico a favore delle famiglie di ucraini che stanno ospitando i loro connazionali. Il bagaglio emotivo che i profughi condividono con i loro amici è talmente forte che è difficile da sostenere senza un aiuto. Su questo fronte», spiega Maia, «ci siamo già mossi come rete di psicologi e stiamo dando il nostro aiuto».

Ma un aiuto viene chiesto da questa famiglie anche per il recupero di generi alimentari.

L’accoglienza sarà lunga e quindi diventa impegnativo garantire a famiglie allargate a 6-7 persone quanto serve per il sostentamento. «Da una ventina di comuni sono arrivate un’ottantina di richieste di aiuto. Per questo abbiamo deciso di consegnare dei pacchi di generi alimentari ai comuni da distribuire a chi è in necessità».

Nella distribuzione dei pacchi è stata coinvolta anche l’associazione Charles Peguy e il banco alimentare.

«Resta da capire però quante delle famiglie che hanno chiesto aiuto sono già aiutate dal banco alimentare. Lo scopo è quello di prestare aiuto prima a quelle realtà che non hanno finora mai usufruito di questi pacchi alimentari», conclude Maia.

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