Uffici postali: sindaci sul piede di guerra «Non siano toccati»

Zoldo Alto. Il sindaco Molin Pradel con i colleghi di Colle e di Gosaldo non cedono. E rispondono pure a De Menech

ZOLDO ALTO. «La nostra parte l’abbiamo sempre fatta e continuiamo a farla. Ma i Comuni non sono il parafulmine dello Stato: non possono essere scaricate su di loro responsabilità che, oltre a non essere loro proprie, non sono in condizione di sostenere». Unanime la posizione dei sindaci di Zoldo Alto, Gosaldo e Colle S.Lucia, comuni i cui uffici postali, per il ridimensionamento ufficializzato dalle Poste, avranno orari ridotti.

Sabato sono stati tanti i cittadini che hanno preso parte al sit-in di protesta a Fusine. E a far intervenire il primo cittadino Roberto Molin Pradel sono ora le dichiarazioni fatte nei giorni scorsi dal parlamentare bellunese Roger De Menech.

«Secondo le sue considerazioni», sottolinea il primo cittadino di Zoldo, «dovrebbero essere i Comuni a muoversi optando per scelte come quella degli esercizi pubblici multifunzione, aggiungendo servizi come quelli postali. Certo, è giusto percorrere tutte le strade possibili, ma ci sono delle cose da dire: dei negozi multifunzione si parla da almeno 10 anni e finora non si è arrivati a nulla. Secondo, spetterebbe a Poste Italiane fare proposte prima di lasciare i territori in braghe di tela. Terzo, non si venga a dire che i Comuni devono fare la loro parte (anche nel 2014 Zoldo ha subito tagli pesanti) e che hanno colpe: non è possibile che si continui procedendo col sistema dello scarica barile. Lo Stato cosa fa? Non ha responsabilità?».

Dello stesso parere Giocondo Dalle Feste, sindaco di Gosaldo, che qualche settimana fa ha inviato una lettera indirizzata, tra gli altri, al presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Il discorso dei negozi polifunzione può essere una strada percorribile solo se pianificata, non se diventa un’emergenza», commenta. «Adesso gli uffici postali devono rimanere aperti, poi si può andare a ragionare su questa ipotesi. Utilizzare frasi del tipo “i Comuni devono...” ha poco senso nella situazione in cui ci troviamo: se il problema consistesse nel fatto che l’ufficio postale si trova in uno stabile non sicuro, allora è un conto. Ma i motivi della razionalizzazione sono diversi. A Gosaldo l’ufficio è nuovo. E non si può pretendere ancora dai Comuni, che han dovuto sempre sopperire alle mancanze del governo, accollandosi oneri. Poste, fino a quando non ci sarà la privatizzazione, han un capitale detenuto solo dallo Stato».

Molto pragmatico, da parte sua, Oscar Troi, sindaco di Colle: «L’ufficio postale deve rimanere ed è impensabile che venga depotenziato. Si può poi parlare di una riorganizzazione come quella dei negozi multifunzione, ma intanto gli uffici che ci sono non devono essere tolti. Tra l’altro, a Colle sono anni che il municipio ospita servizi aperti al pubblico».

Partendo da questi presupposti la battaglia dei Comuni interessati dalla razionalizzazione voluta da Poste Italiane continua. «Non vogliamo che alcune dichiarazioni indeboliscano nostra posizione unanime», ribadisce Molin Pradel. «Noi porteremo il tema dell’ufficio postale in consiglio comunale ai primi di marzo».

Martina Reolon

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