Uls2, la privacy dei pazienti è un rischio per i medici
FELTRE. Nel fascicolo elettronico sanitario, quello adottato dall'Usl di Feltre con il consistente contributo (310 mila euro) della Fondazione Cariverona, dovrebbe esserci vita, morte e miracoli di ogni paziente. Ma se il paziente non intende dire che è positivo all'Hiv o portatore cronico di epatite C, non c'è verso che tutto questo venga inserito nel dossier individuale. A rischio e pericolo potenziali per gli operatori sanitari. È così.
Il consenso del paziente è la condizione per la costituzione del fascicolo e del dossier sanitario. Nel pieno rispetto della privacy. Sarà il paziente, mediante un modulo firmato e controfirmato, ad autorizzare l'inserimento dei propri dati sensibili. Qualche esempio per tutti: l'aver contratto in passato una tubercolosi in forma aperta e contagiosa che a determinate condizioni potrebbe anche risvegliarsi; la positività all'epatite C o all'Hiv. Tutte condizioni che potrebbero creare rischio biologico fra gli operatori sanitari nel caso di presa in carico del paziente. Magari in stato di incoscienza o tutt'altro che collaborante quanto ad assunzione di responsabilità nei confronti di terzi. Ma se non c'è il consenso, sta solo nel buon senso del paziente informare medici e infermieri che è portatore di malattia cronica o potenzialmente infettiva.
Il consenso informato a documentare, o meno, le malattie di cui si è affetti, non è ovviamente una condizione che si inventa l'Usl. È tutto scritto nelle linee guida in tema di fascicolo sanitario elettronico e di dossier sanitario secondo la delibera del garante della privacy del 2009. Così nel sistema dell'informatizzazione, l'Usl di Feltre acquista un modulo software denominato “ePrivacy”. E funzionerà così: i consensi al trattamento e alla costituzione del fascicolo/dossier dovranno essere raccolti da tutti gli operatori al momento del contatto con i cittadini e in particolare attraverso le procedure di prenotazione/accettazione ambulatoriale, cioè al Cup, dell'anagrafe sanitaria, del pronto soccorso e dei ricoveri. Ci sarà un modulo unico e traversale che permette di gestire la raccolta dei consensi. Questo modulo viene invocato dal software dell'informatizzazione adottato con funzioni di visualizzazione dei precedenti sanitari al fine di oscurare gli eventi per i quali è stato negato il consenso. Sarà dunque una gestione unitaria da parte di tutti gli operatori sanitari coinvolti nella cura di un paziente dove vigono le regole di autorizzazione e di oscuramento dei dati clinici. Come fanno notare gli addetti ai lavori, la negazione del consenso è evento raro.
Su un massimale di 1200 assistiti, pensando a un medico curante che osserva la legge 675 in materia di privacy, non ci sarebbe nessuno che dice di no. Ma non sono infrequenti i casi di pazienti che non mettono piede in ambulatorio da anni e non rispondono agli inviti a presentarsi secondo la cosiddetta “medicina di iniziativa”. Da questi c'è da aspettarsi che invitino gli infermieri ad usare un presidio sanitario in più, quando arrivano in ospedale in condizioni di urgenza o emergenza?
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