Ultimatum a Leonardi due mesi per un piano

I sindaci si compattano sul documento di Belluno che fissa cinque punti per ridurre il debito e crea un gruppo di controllo. Scadenza l’8 aprile
Di Irene Aliprandi
BIM ASSEMBLEA
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BELLUNO. Con due voti contrari, quelli di Rocca Pietore e La Valle Agordina e l’astensione di Castellavazzo, l’assemblea di Bim Gsp ieri ha votato a favore di un documento scritto a più mani e presentato dal sindaco di Belluno Jacopo Massaro. Straordinaria la partecipazione dei soci (60 presenti su 67) anche se da diversi giorni sapevano già come sarebbe andata a finire. L’assemblea, infatti, era stata chiesta e convocata in via straordinaria con un punto molto caldo all’ordine del giorno: la verifica della fiducia dei soci verso il consiglio di amministrazione dei tre tecnici guidati da Mario Leonardi. A scatenare il caso era stato il licenziamento del direttore amministrativo Albino Belli e la destinazione ad altro incarico del direttore tecnico, operazione decisa dal cda a maggioranza con conseguente spaccatura dei soci. Durante due vertici, a Longarone e a Trichiana i sindaci avevano trovano l’accordo: mantenere il cda, ma con obiettivi precisi e scadenze definite, tutto contenuto nel documento votato ieri e abbozzato in prima stesura dal sindaco di Trichiana Giorgio Cavallet.

Di fatto si tratta di un ultimatum: altri due mesi di tempo per realizzare alcune azioni già note fin dall’inizio del mandato del cda, più di un anno fa. L’8 aprile l’assemblea dei soci si riunirà di nuovo per valutare i risultati e a questo punto presidente e consiglieri di Bim Gsp dovranno dimostrare di aver realizzato gli indirizzi dati dai soci.

Cinque i punti fissati, a partire da un dettagliato piano di rientro dei debiti che sono un’enormità: almeno 80 milioni di euro, ma il dato è fermo al 31 dicembre 2011, cioè all’ultimo bilancio approvato e nemmeno Leonardi sa dire la cifra precisa dell’attuale esposizione della società dell’acqua verso banche, aziende fornitrici e Comuni. In particolare, i sindaci chiedono di valorizzare (cioè vendere) le azioni di Ascotrade, di cedere a Bim Infrastrutture la società partecipata Energie Comuni, di prestare la massima attenzione all’equilibrio costi-ricavi in relazione alla complessa evoluzione del sistema tariffario e dei ricorsi pendenti, e infine di cercare finanziamenti in ogni direzione possibile.

Allo scopo di garantire un miglioramento della trasparenza (ma la strada in questo senso è veramente lunga) verrà anche creato un gruppo di lavoro composto da alcuni soci, rappresentanti delle categorie economiche, associazioni di consumatori e comitati di cittadini.

Sereno, al termine, Leonardi: «Sono tutte cose che abbiamo già avviato, non c’è problema, l’unico argomento che per l’8 aprile potrebbe essere ancora in sospeso è la gara del gas, per questioni tecniche».

Il clima però come quasi sempre in Bim Gsp, è stato molto teso. Paolo Perenzin (Feltre), parla di: «Punto di incontro molto faticoso. Non possiamo sfiduciare il cda per Belli, ma valutare la capacità del cda di uscire dalla crisi». Belli però ha diversi sostenitori, come il sindaco di San Pietro Silvano Pontil Scala che ha lasciato l’assemblea in anticipo. «Belli era il motore della macchina, doveva rimanere. Me ne vado perché è inutile restare: ho chiesto di votare la sfiducia ma nessuno mi ha filato e la situazione sta degenerando». Opposta l’idea di Rinaldo De Rocco (Canale d’Agordo): «Bisogna avere il coraggio di andare avanti, li abbiamo messi lì noi, lasciamoli lavorare».

Esce a prendere aria Andrea Fiori (San Vito) che sospira un «son stuf»: «Non va tanto bene, ma si va avanti. Il cda si assume la responsabilità del licenziamento di Belli. È vero che è passato un anno e non è cambiato quasi nulla, ma lasciamoli liberi di lavorare ancora un po’». Cavallet aggiunge: «Il documento ferma le bocce. In queste settimane sembrava di essere dentro un flipper. Temporaneamente abbiamo riportato la tranquillità, la bufera è passata e si ragiona per obiettivi. Ma non so quanto dura».

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