Ultime ore di attesa per la liberazione

Le decisioni sulla sostituzione di uno dei giudici e sulla scarcerazione di Fabio dovrebbero arrivare in giornata
INVIATO AD AMBURGO. Dentro o fuori. Ancora nella gabbia del carcere minorile di Hanofersand o libero, come un gabbiano del Binnenalster. È una battaglia di nervi ormai, tra l’attivista feltrino Fabio Vettorel e il pubblico ministero di Altona, che non vuole farlo uscire, malgrado i provvedimenti di scarcerazione già emessi dal relativo tribunale. Oggi dovrebbe essere finalmente possibile sapere se uno dei giudici è stato sostituito e soprattutto è atteso il pronunciamento da parte dell’Alta Corte Oberlandesgericht sulla liberazione o meno. Certezze indispensabili, in vista della prossima udienza del processo per grave violazione dell’ordine pubblico, in relazione alla manifestazione di protesta contro il G20 della mattina del 7 luglio, a Rondenbarg. Quella successiva è già prevista per il 4 dicembre, quando Vettorel avrà compiuto 19 anni da un paio di giorni, ma per la legislazione tedesca sarà ancora minorenne. In quell’occasione, saranno fissate anche le altre, con i testi della difesa.


Non che la giustizia tedesca si stia dimostrando più veloce di quella italiana. La madre di Fabio, Jamila Baroni aspettava un responso già per l’inizio della settimana e invece è già giovedì. Vero anche che l’Alta Corte doveva decidere sulla richiesta di legittimo sospetto presentata dagli avvocati Heinecke e Timmermann a proposito del giudice. Una scelta difensiva, che in Italia può aver provocato qualche perplessità, ma alzi un braccio chi metterebbe la propria libertà nelle mani di un giudice, che l’ha già negata e pensa che tu sia un pericoloso sovversivo amante della violenza.


La mossa ha provocato un ritardo nella procedura e altri giorni di prigione per Vettorel, ma per i legali non c’erano alternative e anche questo aspetto peserà nel ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che hanno intenzione di promuovere, con allegata domanda di risarcimento danni. Che sarà tanto più alta quanti saranno i giorni di carcerazione preventiva. Se poi, disgraziatamente, Vettorel dovesse perdere quel lavoro che il suo principale sta continuando a garantirgli, allora la quota crescerebbe ulteriormente.


L’accanimento della procura minorile nei confronti di questo ragazzo italiano è sempre meno comprensibile. Il pericolo di fuga non esiste, addirittura la settimana scorsa la famiglia avrebbe pagato volentieri una cauzione di 10 mila euro in cambio dell’obbligo di firma tre volte alla settimana dalla polizia. Di prove non ne sono ancora emerse e, pertanto, c’è poco da inquinare. Hanno ragione i detrattori del ragazzo, quando dicono che in Italia ma anche in qualsiasi altro stato di diritto sarebbe già in libertà da tempo. Gli avvocati stessi non capiscono perché, nella loro patria non funzioni alla stessa maniera e se non lo capiscono loro, tanto vale non accapigliarsi tra innocentisti e colpevolisti, quando il processo è ancora in corso e non sono usciti nemmeno indizi a carico, anche perché nessun poliziotto tra quelli sentiti in tribunale l’ha riconosciuto. E allora cosa dovrebbe confessare Vettorel?


La sua posizione, peraltro sotto gli occhi di almeno altrettanto increduli osservatori internazionali, è collegata a quella dell’amica cesiolina Maria Rocco. La donna è stata scarcerata, dopo poco più di un mese nel carcere di Billwerder, grazie anche al fatto di aver subito preso le distanze dalle manifestazioni violente di quei giorni e non sa ancora quando dovrà tornare in Germania, per essere processata.




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