Ultime ore di campagna, pioggia di appelli

Il comitato per il No organizza un flash mob in piazza Duomo, il Pd spiega le ragioni del Sì

BELLUNO. Prima della quiete, la tempesta. Ed è una vera e propria pioggia di appelli al voto quella destinata ai bellunesi negli ultimi giorni di campagna referendaria. Il comitato per il No e i sostenitori del Sì non si sono risparmiati diffondendo numerosi appelli per sostenere le proprie ragioni.

Il senatore di Forza Italia Giovanni Piccoli schiera sulle barricate del No 12 tra avvocati e professori universitari: sono i sottoscrittori del documento sulla montagna predisposto dal senatore per dire di No al progetto di riforma costituzionale di Renzi. «La montagna ordinaria non è tutelata, chi sostiene il contrario dice una bufala», afferma «quella della riforma costituzionale è una partita politica ma soprattutto giuridica». Piccoli, insieme ad altri esponenti delle ragioni del No, ha partecipato giovedì ad un flash mob in piazza Duomo.

Anche Indipendenza Veneta ha deciso sostenere le ragioni del No. «Una scelta difficile, ma convinta, quella di entrare in una battaglia istituzionale italiana» spiega Massimo Vidori, «una scelta di consapevolezza filosoficamente contraria all’aumento del centralismo amministrativo e del potenziale autoritario di questa riforma».

Della coalizione fa parte anche il collettivo Studenti Indipendenti, organizzazione nata da poco e presente su tutto il territorio provinciale: ha deciso di schierarsi unanimemente per un secco No alla riforma costituzionale. «La propaganda governativa ci fa credere che lo scontro in atto sia tra il vecchio e il nuovo, tra chi è conservatore e chi vuole finalmente cambiare questo Paese», scrivono i giovani in una nota, «niente di più falso. È proprio per smentire questa becera propaganda che noi giovani abbiamo deciso di prendere posizione».

Sono invece schierate decisamente a favore del Sì Erika Dal Farra, segretario del Partito Democratico di Belluno, e il segretario del circolo Pd di Feltre-Seren-Pedavena Lidia Maoret. «Promuovere l’equilibrio tra donne e uomini nell’accesso alla rappresentanza politica, sia per il Parlamento sia per i consigli regionali, avrà un impatto positivo sulle politiche di parità di genere» spiega Maoret, «più donne in politica significa più attenzione alla disparità di genere, sempre più evidente in ambiti come lavoro, istruzione, politiche sociali: più misure per promuovere la conciliazione famiglia-lavoro, per contrastare la violenza domestica e pubblica contro le donne».

«A chi dice che ci sarebbero cose molto più importanti da affrontare che la riforma costituzionale, dico che si sbagliano di grosso» afferma Dal Farra, «un ampio progetto di riforma del paese passa obbligatoriamente dalla riforma dell’architettura istituzionale e quindi, dal voto del 4 Dicembre. A mio avviso uno dei meriti principali di questa riforma, oltre ai notevoli risparmi che porterà, è quello di garantire maggiore stabilità ai governi. Un governo, di qualsiasi colore esso sia, deve poter avere il tempo di programmare politiche di medio-lungo periodo, come avviene in tutte le democrazie europee. Il mio Sì sarà anche per dire basta ai governi di durata pari a qualche mese, se va bene un anno, che si limitano a gestire l’ordinaria amministrazione. Se vogliamo che questo Paese abbia una prospettiva chiara, serve che i Governi possano avere il tempo di progettare una visione per il Paese».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi