Un “cammino di pace” con sindaci e profughi
BELLUNO. I profughi insieme ai sindaci? Potrebbe accadere al “Cammino della pace” che la diocesi di Belluno Feltre organizza nel pomeriggio del primo gennaio.
Raduno in piazza dei Martiri, alle 17, poi il pellegrinaggio fino alla cattedrale, cantando, pregando, riflettendo. Uno dei temi sarà, appunto, la profuganza, più precisamente i motivi che la originano, dalle guerra alla violenza, alla fame. È la prima volta di una testimonianza come questa; una tradizione, invece, in altre diocesi. L’ha voluta espressamente il vescovo monsignor Renato Marangoni che in questi mesi, incontrando le comunità parrocchiali, ha raccomandato di seguire il Vangelo anche per quanto riguarda l’accoglienza e l’ospitalità.
E sull’argomento ci ritorna con l’augurio di Natale alla diocesi, è probabile anche con le omelie alle Messe della mezzanotte e di domani. Come vi ritorneranno i parroci dell’Agordino, senza peraltro polemizzare con i sindaci decisi ad evitare che la prefettura invii richiedenti asilo sul loro territorio.
«Si tratta per me della prima celebrazione della nascita di Gesù Cristo qui in queste “terre alte”. Anche Betlemme è in una zona montuosa, così è raccontato nei vangeli. Raggiungerla ha richiesto un viaggio per Giuseppe e per Maria. Salire e scendere è una parabola della vita, per tutti - invita a constatare “don Renato” -. Mi piace augurare “buon cammino”, perché il Natale offre strade da salire e da discendere. Può diventare un percorso da iniziare o da riprendere e lungo cui rialzarsi e fare passi insieme. È un di più e un oltre di vita da cercare, da accogliere, da condividere, per cui sperare e di cui gioire... Lo auguro a ciascuno, uomo e donna, persona giovane o adulta o anziana che sia, per tutte le situazioni di vita. Vorrei particolarmente raggiungere chi è venuto da lontano con delle lacerazioni nel cuore e alla ricerca di un futuro migliore».
Non dice di più il vescovo. Ma di fatto ridà la linea. Senza nulla imporre. Ma invitando le comunità a darsi coraggio, a non cedere al possibile sconforto in presenza delle difficoltà. «Il mio pensiero di fraternità e di preghiera va alle comunità cristiane con i loro pastori, incoraggiandole a far nascere germogli di fiducia ovunque - incoraggia infatti il vescovo -. Per ogni sofferenza e solitudine mi immagino un abbraccio di tenerezza. A quanti hanno responsabilità nella società civile e nelle Istituzioni consegno da parte di questa nostra Chiesa un pensiero di giustizia e di pace». Anche per i sindaci, dunque.
La pace, la tranquillità, la serenità delle comunità incuneate nelle straordinarie vallate dolomitiche non può prescindere, fa intendere Marangoni, dal rispetto delle istanze di giustizia. Ci sono difficoltà? La Chiesa è pronta, come sempre, a fare la sua parte. Ecco, dunque, il significato del cammino di pace - e di giustizia - il 1° gennaio. Intanto lo stesso vescovo e i suoi parroci si stanno adoperando, in questi giorni, a ricucire eventuali strappi con gli amministratori pubblici. Che, però, non sono stati causati dalla Chiesa, ma da un’errata interpretazione della sua generosità, come continuano a ribadire i vari monsignor Lise, arcidiacono di Agordo, don Canal, parroco di Cencenighe, e altri sacerdoti ancora.
Francesco Dal Mas
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