Un centro diurno pieno di iniziative

AGORDO. Anche ad Agordo “si può fare”. A vedere Francesca e Annalisa davanti al computer, donato con generosità dal gruppo locale di “Insieme si Può”, torna in mente un film, intitolato “Si può fare”, che ha come protagonista uno straordinario educatore (impersonato da Claudio Bisio) che cerca di recuperare all'interno di una cooperativa i pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla legge Basaglia. Ecco, in Francesca e Annalisa e negli altri operatori (Pietro Rosson, Eleonora Piani ed Elisa Vallata) del Centro Diurno Psichiatrici di Agordo si possono ritrovare alcuni tratti del protagonista del film: l'entusiasmo profuso in un lavoro dalla grande importanza sociale, la fiducia in un approccio che tenga sempre in primo piano la dignità dell'uomo, anche e soprattutto di quelli che, come dicono loro, sono interessati da “disturbi dell'anima”.
Il luogo è il piano terra di un condominio in via Dozza ad Agordo. «È un centro – dice Francesca Dell'Eva – nato nel marzo 2011 dall'esigenza di dividere i pazienti psichiatrici dai disabili mentali e psichici. La convivenza fra i due gruppi al Ceod non era sempre facile e portava con sé delle problematiche».
Così la Cooperativa sociale “Società Nuova”, presieduta da Franco Rui, ha messo a disposizione i locali del condominio e ha sottoscritto una convenzione con l'Ulss. «Siamo partiti con sei pazienti provenienti dal Ceod - dice Annalisa Zasso - e adesso sono una quindicina, alcuni con una presenza costante, altri saltuaria. Lo scopo di questa struttura è quello di fungere da intermediario tra il reparto psichiatrico di Belluno e il mondo circostante. Essa serve cioè per reintegrare nella società persone che escono da situazioni acute».
Per farlo, il team del Centro, composto da tre educatori e due operatori addetti all'assistenza coordinati da Elena Monti, si inventa giorno per giorno attività di vario tipo. Nel giorno della visita, per esempio, alcuni pazienti erano impegnati nel guidare i cani portati da un'altra associazione, altri erano invece alle prese con cuciture e lavoretti manuali che poi saranno anche oggetto di vendita nei mercatini, altri entrano in ufficio e chiedono di stampare un file. «Il computer comprato con i fondi di Insieme si può è utilissimo - dice Francesca - li ringraziamo davvero di cuore».
Ma c'è anche un orticello con delle splendide zucche, con i pomodori e persino le melanzane. «Già – racconta Annalisa – coltiviamo l'orto e poi adoperiamo in cucina i prodotti che vengono raccolti».
Solo una delle idee messe in campo che suscitano al tempo stesso stupore e ammirazione. «Lavoriamo sulla cura del sé – dice Francesca – che consiste per esempio nell'aiutare le persone a tagliarsi i capelli, le unghie, a farsi la doccia. Poi ci sono tutte le attività tese alla socializzazione, quelle per far uscire le emozioni. Andiamo in qualche maniera a ricreare il contesto familiare dove nulla è dato per scontato e dove tutti devono fare la propria parte».
Non manca lo spazio per l'attività fisica: la piscina, la palestra, il calcetto, le bocce per le quali sono iniziati gli allenamenti al bocciodromo; e poi le gite in montagna o a Belluno per andare a comprare la macchina da cucire o a Bolzano a vedere la fabbrica della Thun o a Treviso per la mostra “Manciu”. «Nessuno di loro ha la macchina – sottolineano Annalisa e Francesca – pertanto il loro contesto di riferimento è stretto, ma la struttura è dotata di pulmino: basta salire e si parte, quest'estate abbiamo fatto anche cinque giorni al mare a Lignano».
Tutto ciò funziona. «Noi siamo dell'idea di Basaglia – dice Annalisa – il contesto in cui vivi può far tanto: un bell'ambiente, una bella atmosfera riesce a farli star meglio e anche quando stanno male, non stanno così male».
Gianni Santomaso
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