Un colpo di fulmine nel 1917 e nasce il panificio Franchi a Zoldo

Il soldato Pietro passò da Fusine durante la Grande guerra e se ne innamorò. Con la moglie Rosina affittò un forno e dette il via a una storia lunga cento anni

VAL DI ZOLDO

Il panificio dei Franchi a Fusine, una fantastica storia lunga cento anni, tramandata attraverso tre generazioni.

Tutto ha inizio negli anni della Grande Guerra, quando il militare Pietro Franchi viene mandato da Pavia ad Asiago. Un giorno, assieme al proprio reparto, capita di passare dalla Val di Zoldo. Scatta il colpo di fulmine con il Pelmo e la Civetta. Pietro non lo sa ancora, ma quella valle si trasformerà nella sua casa.

Passano gli anni e la guerra finisce, Pietro sposa Rosina Fargo che aveva conosciuto sull’Altopiano di Asiago. Alla ricerca di un lavoro, viene a sapere che la famiglia Zalivani aveva deciso di affittare il panificio a Fusine. Di lì a poco, i due sposini decidono di tentare l’avventura a Zoldo e di affittare il panificio. È la scelta che cambia loro la vita.

Pietro dà vita a una bella realtà artigianale. Compra una motocicletta con la quale, gerla in spalle, può portare il pane nelle varie frazioni della valle. Poi acquista una Balilla e in seguito una 1100 familiare per il trasporto del pane. Compra anche il terreno vicino al panificio, costruisce la casa e al piano terra sistema il forno.

Intanto la famiglia si allarga con l’arrivo di sette figli: Dino, Flora, Mario, Bruna, Angelo, Graziella e Maria. Il lavoro continua sempre a gonfie vele e Pietro decide di allargarsi. Apre una macelleria dove sistema il figlio Mario, Angelo a 16 anni viene mandato a fare esperienza a Milano, mentre Dino apre una gelateria in Germania, prima di perdere la vita in un incidente sul lavoro. Dopo la Seconda Guerra Mondiale una nuova scommessa: Pietro decide di aprire, a cento metri dal panificio, l’Albergo Civetta, con annessi bar e ristorante: è gestito dalla moglie Rosina e dalle figlie. Tutta la famiglia è sistemata...

seconda generazione

Nel 1954 muore Pietro. Dopo un attimo di sbandamento, la famiglia riprende animo e continua nelle attività. «Il vuoto lasciato da Pietro», spiega l’attuale gestore Paolo Franchi, «viene colmato dal figlio Angelo, che in Lombardia aveva imparato l’arte del panettiere. Accanto a lui, mamma Carmela. Viene rinnovata l’attrezzatura e vengono adottati i nuovi ritrovati per la produzione del pane. Se prima bastavano due tipi di pane, adesso, con l’arrivo dei turisti dalla città, bisogna offrire una certa scelta adeguata alle nuove esigenze. Nel periodo estivo, poi, sono in voga le colonie, che convogliavano in valle tanti ragazzi. Il lavoro è notevole».

Un altro lutto

Nel 1983 muore Angelo. Al timone del panificio la moglie Carmela, coadiuvata dai figli Eliana, Gigi e Paolo. Nel 1990 la svolta moderna. «Avviene un radicale cambiamento», spiega Paolo Franchi. «Il laboratorio viene ampliato e tutte le strutture vengono adeguate alle nuove norme infortunistiche. Anche il negozio viene rinnovato. La spesa è notevole, apriamo un mutuo con la banca, che riusciamo a saldare puntualmente grazie agli affari che vanno a gonfie vele, specie nei periodi delle feste e dell’alta stagione».

Nel 2004 una nuova scommessa per Paolo: «Per essere sempre più al passo con i tempi, andiamo in Austria per comprare una macchina utilizzata per una particolare preparazione. Poi muore mamma Carmela e noi fratelli ci riorganizziamo: il sottoscritto Paolo e Gigi alla produzione ed Eliana alla vendita nel negozio».

Nei periodi di alta stagione il lavoro è tantissimo: «Decidiamo di assumere qualche dipendente», spiega. «anche se nei mesi intermedi, complice anche il calo demografico, il lavoro diminuisce terribilmente. Colpa di tanti fatttori, fatto sta che la montagna, non aiutata dalla politica, perde i pezzi».

Nel 2018 l’ultima svolta, con il pensionamento del fratello Gigi, che va a vivere con la famiglia in Spagna. «Siamo rimasti in due», mette in evidenza Paolo, «io e mia sorella Eliana. Cerchiamo di resistere e fare del nostro meglio. E fortunatamente, ci difendiamo bene».

Paolo è da sempre un grande amante della montagna: «Qui mi trovo benissimo. Ho fatto il maestro di sci, la guida alpina e ho organizzato la Dolomiti Extreme Trail, corse in montagna che richiama tanta gente».

La quarta generazione viene a mancare perché i figli di Paolo e di Gigi hanno scelto altre strade: «Dopo di noi nessuno raccoglierà il nostro testimone. È un peccato, perché noi a questa attività siamo profondamente affezionati. Vorrà dire che andremo avanti fino a quando ce la faremo...».


 

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