Un comitato salverà la storica latteria
CANALE D'AGORDO. Sta nascendo un comitato per salvare e valorizzare l'edificio della prima latteria cooperativa d'Italia. L'incontro svoltosi la settimana scorsa a Canale sta dando i primi frutti. Laura Busin, Giorgio Dal Piva, Simone Ongaro e Fabrizio Pescosta hanno accettato l'invito lanciato quella sera da Dario Costa e Loris Serafini e assieme a loro (e forse a qualche altro che sta ancora riflettendo sul da farsi) faranno parte di un comitato che si prenderà a cuore il futuro dello stabile che nel 1890 ospitò la prima latteria cooperativa d'Italia, nata nel 1872 per volontà di don Antonio Della Lucia (1824-1906). Personaggio di una modernità assoluta, nel 1868 don Antonio mise in piedi a Canale (di cui divenne arciprete nel 1860 e fino al 1898) il primo asilo rurale della provincia, sostenne, nel 1878, che la donna doveva votare e non essere sottoposta al potere del marito, fondò tre biblioteche popolari ambulanti, istituì una cassa di risparmio e di prestito, si batté perché venisse realizzata l'attuale strada sulla sinistra orografica del Biois per permettere lo sviluppo economico della valle. Un patrimonio culturale che forse non è conosciuto e che rischia di perdersi se non valorizzato adeguatamente. Per questo Dario Costa e Loris Serafini, che già nel 2006 avevano pubblicato un libro nel centenario della morte di don Antonio, hanno deciso di prendere in mano la questione partendo dall'edificio della latteria che oggi versa in uno stato di degrado nonostante al piano terra funzioni il caseificio e la rivendita di prodotti lattiero-caseari.
«Il tetto è compromesso», ha spiegato Serafini «le solette bisognose di rinforzi, gli intonaci esterni da restaurare, la tinteggiatura esterna da rifare, i serramenti da rifare o ricostruire, la legnaia con scala interna ha necessità di interventi, le fondamenta di un risanamento, serve anche un impianto di riscaldamento per i piani superiori. Se non si interviene, presto l'edificio sarà compromesso e diverrà pericolante. La latteria è in pieno centro abitato, è visitata da turisti e pellegrini, ma lo stato in cui versa non dà una bella immagine». I due proprietari attuali non hanno le risorse economiche per un intervento che, come spiegato da Costa e Serafini, potrebbe costare dai 300 ai 500 mila euro.
Come fare allora? Le possibilità presentate da Costa e Serafini sono due: «L'edificio potrebbe essere acquisito da un ente pubblico come il Comune di Canale e riconsegnato tramite una convenzione agli attuali proprietari come usufrutto. In questa maniera il Comune potrebbe restaurarlo ottenendo il 100% dei contributi (Gal, Interreg, altri fondi), ma l'edificio verrebbe immediatamente dichiarato di valore storico e subentrerebbe la Soprintendenza ai beni culturali con tutti i vincoli e la burocrazia conseguente. L'esempio del Museo Albino Luciani ci fa capire quanto tempo passerebbe per il restauro».
La seconda ipotesi lascerebbe fuori l'ente pubblico: «Se la latteria rimanesse privata, in caso di richiesta di contributi, riceverebbe da enti come il Gal e fondi Interreg, il 50%. L'altro 50% dovrebbe essere messo da sponsor privati. In questo caso, però, ci sarebbero meno vincoli e burocrazia». Secondo un'ipotesi progettuale, il piano terra rimarrebbe tale e quale con i locali per la lavorazione del latte, i magazzini e la rivendita di formaggi e prodotti caseari. Il primo e secondo piano verrebbero ristrutturati con l'allestimento di una ricostruzione storica del cooperativismo in Valle del Biois e in Agordino e la valorizzazione della storia e della figura di don Antonio Della Lucia.
Gianni Santomaso
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