«Un commando militare pronto a tutto»

Il racconto di Federico Marchiorello dal letto di ospedale: «Ho visto un’ascia sulla mia testa, ho avuto paura»
Di Francesco Saltini

MILANO. Un commando addestrato militarmente. Pronto a tutto, anche ad uccidere, pur di portare a termine il colpo nella gioielleria “Franck Muller” di via della Spiga a Milano. Ne è convinto Federico Marchiorello, il 39enne body-guard bellunese, che dal letto dell’ospedale racconta la sua brutta avventura.

Dalla metà di febbraio lavora come commesso e addetto alla sicurezza nel prestigioso negozio del quadrilatero della moda milanese, preso d’assalto martedì da una banda proveniente con ogni probabilità dall’Est Europa. È provato dall’accaduto, ma il morale è comunque alto: «Quei sessanta secondi non li dimenticherò mai. È accaduto tutto così in fretta, ma a mente fredda posso dire di essere stato fortunato. Poteva andare peggio».

Federico, raccontaci l’accaduto.

«Erano da poco passate le undici e mezza, quando alla porta della gioielleria si è presentato un finto cliente. Ha suonato al campanello e ha atteso il mio arrivo. Una volta aperta la porta ha iniziato a parlare in inglese, ma non entrava, tergiversava sulla soglia del negozio. Ho capito che c’era qualcosa che non quadrava. Il suo era uno strano atteggiamento. Ho tentato di chiudere la porta blindata. Stavo per riuscire nel mio intento, quando è arrivato uno dei componenti del commando, armato di una mazza. Il finto cliente mi ha trascinato a terra, mentre gli altri banditi mi hanno travolto, entrando nella gioielleria».

E lì è scoppiato l’inferno...

«Mi hanno percosso con mazze e bastoni. Ho provato a lottare, ma quando ho visto brandire un’ascia sopra di me, ho capito che era meglio desistere. Mi sono protetto la testa e ho sperato che non mi colpisse, altrimenti sarebbe stata la fine».

La tua preparazione fisica e tecnica non è servita a niente contro la furia scatenata di questi banditi...

«Sarebbe servita nella lotta uno contro uno, ma quando hai a che fare con un gruppo di rapinatori scatenati e armati di bastoni e spranghe, alla fine finisci ko. E questo era un commando vero e proprio, preparato militarmente. Lo hanno dimostrato nella loro fuga in via della Spiga, quando si sono fatti strada tra la folla, utilizzando bombe molotov».

Ripensando a quanto accaduto, cosa ti viene in mente?

«Tanta amarezza per non aver potuto fare di più e perché per un’inezia non sono riuscito a chiudere la porta d’ingresso. A quel punto per loro sarebbe stato impossibile entrare nel negozio».

E ora cosa farai? Tornerai a lavorare alla Franck Muller?

«È il mio lavoro, non vedo perché non dovrei farlo. Ora penso a rimettermi, ma appena potrò, tornerò in servizio. Questo è il mio lavoro e non lo cambio per un incidente di percorso».

Quali le tue condizioni?

«Mah, ho dolori un po’ dapppertutto, ma, come detto, poteva andare peggio. Ho svariate costole rotte per via dei colpi subiti, ho la milza spappolata e un polmone un po’ compromesso, per il resto», sorride Marchiorello, «va tutto bene. Dovrò restare un’altra settimana in ospedale, poi ci vorranno altri dieci giorni per ristabilirmi».

Sei già stato interrogato?

«No, penso che gli inquirenti ascolteranno la mia versione nei prossimi giorni. Racconterò loro quello che ricordo, sperando di poter dare una mano alle indagini».

Sulla tua pagina Facebook sono arrivati tanti messaggi di incoraggiamento da parte degli amici bellunesi. E c’è chi ti chiama l’eroe dellle Dolomiti...

«Sono contento che tanta gente mi sia vicina in questi momenti. No, non mi sento un eroe, ho fatto soltanto il mio lavoro. Non potendolo fare di persona, affido alle pagine del Corriere delle Alpi il mio pensiero per i tanti bellunesi che mi hanno fatto sentire il calore di casa. Grazie, ci vediamo presto».

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