Un corteo per dire no alla nuova area artigianale

In marcia dall’asilo di Levego alla piana di Ca’ Lonch occupata dalle ruspe «Distruggono un’oasi naturale per far posto a capannoni che resteranno sfitti»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Il ritorno delle ruspe a Levego, nella piana che presto ospiterà i capannoni dell'area artigianale, ha fatto scattare la molla della protesta. Oggi i cittadini di Levego, ma non solo, manifesteranno il loro dissenso nei confronti di un progetto che è rimasto dormiente per decenni e che sta trovando attuazione in queste settimane.

La manifestazione, «pubblica, libera e aperta», spiegano gli organizzatori, «è contro la costruzione della zona industriale di Levego», ma sarà l'occasione anche per fare il punto su una serie di altri progetti che interessano da vicino la frazione alle porte di Belluno. Progetto urbanistici e di viabilità, dei quali si parla da anni e che ancora non hanno visto la luce, ma questa volta i cittadini vogliono prevenire prima che sia troppo tardi.

«La manifestazione è aperta a tutti, anche ai non leveghesi. Il dissenso che verrà espresso prende spunto dal caso specifico, però vuole anche essere un generale e forte segnale verso un certo tipo di “sviluppo al contrario” che ci priva di beni comuni, di natura e di futuro», spiega Federico Balzan, una delle anime dell'iniziativa. «Venite, anche se non toccati direttamente da questo progetto, poiché in senso lato riguarda tutti».

Il ritrovo è previsto alle 17 davanti al cancello dell’asilo di Levego. Da qui i manifestanti proseguiranno in corteo fino al centro storico di Levego e da qui fino alla piana di Ca’ Lonch, dove sono in azione le ruspe. Giunti in zona ci sarà un dibattito pubblico all’aperto, nel quale potrà intervenire chiunque vorrà farlo.

«È stata distrutta un’area di grande pregio ambientale e di svago per i cittadini», prosegue Balzan, che si riferisce al biotopo nel quale dimoravano tanti animali (uccelli e anfibi in particolare) e piante che sono state travolte dai mezzi che stanno predisponendo l'area alla costruzione. Un biotopo, però, che pur esistendo non è riconosciuto in nessuno degli strumenti urbanistici in vigore (Prg del Comune e piano strategico della Provincia).

«La zona industriale-artigianale è prevista dagli anni ’90, ma molte cose sono cambiate da allora. Ci sono capannoni vuoti ovunque che potrebbero essere utilizzati. Inoltre, c’è il concreto rischio che anche questi vengano costruiti a metà e restino invenduti». Il punto di vista dei cittadini è chiaro: anche nella vicinissima Sagrogna ci sono volumi industriali sfitti, che senso ha costruirne di nuovi? Da qui l'invito: «Riprendiamoci i nostri beni comuni e diciamo no a speculazioni».

Dall'altra parte ci sono i proprietari dei terreni di Levego, che da anni attendono si sblocchi la situazione per costruire sui lotti che, da Prg, sono edificabili (la zona in questione è identificata come produttiva nel piano regolatore vigente).

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