«Un garante assicura i loro diritti»

L’assessore Valentina Tomasi elenca gli interventi che palazzo Rosso ha messo in piedi per le persone detenute
carcere baldenich
carcere baldenich

BELLUNO. All’amministrazione comunale sta a cuore che i detenuti di Baldenich possano vivere nel miglior modo possibile, garantendo loro tutti i diritti di cui godono. E per questo tre anni fa è stata votata dal consiglio comunale l’istituzione di un garante dei diritti delle persone private della libertà personale, che è stato individuato nella persona dell’ex preside delle scuole medie Nievo, Emilio Guerra.

«Il professore ha già relazionato una volta nel giugno scorso sulla sua attività e sulle condizioni del carcere, ma non era emerso in quell’occasione che ci fossero sofferenze particolari per il sovraffollamento delle celle», precisa l’assessore ai servizi sociali, Valentina Tomasi, che si dice dispiaciuta che si sia verificata una rivolta a Baldenich.

«Il garante ha il compito di promuovere l’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e delle fruizione dei servizi comunali per i detenuti, ma anche di promuovere iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema dei diritti umani, ma anche protocolli di intesa utili per espletare le sue funzioni anche attraverso visite ai luoghi di detenzione. Si tratta di visite settimanali alla casa circondariale. Il garante, inoltre, ha il compito di relazionarsi con la direttrice del carcere e con il Cpa per garantire la risposta alle esigenze anche di formazione dei carcerati».

«Ricordo», aggiunge Tomasi, «che nell’occasione della sua relazione, a giugno, il professor Guerra aveva sollecitato il comune a proseguire nel progetto Esodo, avviato con i finanziamenti anche della Fondazione Cariverona insieme con la Caritas, per l’inserimento anche lavorativo di queste persone».

A questa attenzione particolare, poi, si aggiunge, la convenzione siglata nel settembre scorso tra l’amministrazione comunale e quella penitenziaria relativa all'eventuale impiego in lavori socialmente utili di lavoratori in semi libertà. «L’accordo prevede che su richiesta dell’imputato, il giudice possa applicare la pena del lavoro di pubblica utilità, cioè di attività non retribuita a favore della collettività», conclude l’assessore comunale.

Si tratta di una convenzione della durata di cinque anni «importante perché comunque risponde al principio della riqualificazione e recupero delle persone condannate. (p.d.a.)

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