Un gelo anomalo in provincia di Belluno: notte di fuochi per salvare le vigne

Imprenditori agricoli mobilitati contro le temperature basse. L’Arpav: minime come queste, non accadeva dal 1997
Di Cristina Contento

BELLUNO. Fuoco nelle vigne: per scaldare le viti. L’agricoltura lotta contro il gelo tornato in questo aprile di “freddo anomalo”, come lo definisce l’Arpav. E per evitare danni incalcolabili ad alberi da frutto e altre produzioni già germogliate col caldo delle settimane scorse, si arriva anche ad accendere i falò per evitare che le gemme gelino. Agricoltura in allarme, già pronta a contare i danni di queste gelate inattese.

Dopo nottate molto fredde, l’altra notte c’è stata una accentuazione del gelo: la colonnina del termometro è scesa vertiginosamente con ulteriore diminuzione delle minime, soprattutto nelle valli (in alta quota invece sono risultate stazionarie o sono leggermente aumentate).

I valori in Veneto sono risultati di 7 gradi sotto la norma e nel Bellunese si sono avuti scarti medi di 9 gradi in Valbelluna e 8-9 gradi nei fondovalle dolomitici, 7-8 in quota. L’Arpav segnala i picchi di temperature tornate di molto sotto lo zero: -9.1 di Arabba, -8.3 ad Asiago, -6.9 a Cortina (tutti valori 9-10 gradi più bassi del normale), ma anche nel fondovalle si è rimboccato il piumino con le nuove gelate intense: -3.1 a Belluno (anche qui valori 9-10 inferiori alla norma). Per le zone normalmente più fredde si sono registrati -9 in Cansiglio, -10.5 in Val Visdende, -11.6 a Marcesina, -12 a Cimabanche.

Per ritrovare una fase così fredda (o ancora più fredda) bisogna tornare alla metà di aprile del 1997, quando si toccarono i -6.5 a Belluno, -14 a Passo Pordoi e -22 sulla Marmolada.

E proprio trent’anni fa Marco De Bacco, viticoltore feltrino, aveva visto i suoi nonni accendere dei fuoco tra i filari di viti per evitare che i germogli gelassero. Lui, la sorella, il loro papà, che hanno l’omonima azienda agricola feltrina, dalle 2 di notte hanno atteso il sorgere il sole, ieri mattina, tenendo vive le fiamme e soprattutto “facendo fumo”, per combattere quei quasi -3 gradi (-2,7 in realtà quelli registrati) che avrebbero compromesso Pavana, Bianchetta e Gata, le tre specialità di viti autoctone esistenti tra Mugnai e Fonzaso, il Pinot nero a Seren.

«Quella tra giovedì e ieri era la notte più pericolosa», spiega De Bacco, «la nostra famiglia è stata fuori tutto il tempo a fare fuoco, dopo aver scelto i vigneti più a rischio. Siamo riusciti a salvare tutte le viti in produzione. La situazione peggiore era su un vigneto a Seren dove si toccavano i -2,7° verso le 6, l’ora più critica, prima che si alzi il sole».

Non è «tanto il caldo ad aiutare, più che altro la coltre di fumo che si genera: è un vecchio rimedio che abbiamo tirato fuori dopo 30 anni. Insieme a noi anche un’altra azienda, quella di Marco Bonan di Feltre, ha usato questa tecnica». Nove ettari De Bacco, uno Bonan: tutto a viti. A rischio però ce n’erano solo tre, vuoi perchè alcune varietà precoci erano già germogliate, vuoi perchè le produzioni erano più a fondovalle, non sulle mezze coste delle colline. Là dove sono stati accesi i fuochi, alimentati con vecchie viti, fieno ed erba per fare fumo, le produzioni si sono salvate: «Abbiamo evitato il gelo del germoglio che poi si secca e così si perde la produzione».

A Mugnai, dove ci sono i vigneti autoctoni si è bruciato a prescindere, negli altri a mezza costa non c’era bisogno. Ogni dieci o quindici metri lungo i filari e a 50-60 centimetri di distanza dalla pianta, s’è acceso un falò. «È la prima volta che mi succede: l’azienda è nata nel 2008 con mia sorella, sulla passione dei miei che avevano antichi vigneti a Mugnai, nel 2011 abbiamo realizzato la cantina».

Non poteva certo andare in malora la produzione per una gelata e così via con la notte di falò, ricordando l’insegnamento dei nonni: «Una notte difficile», confessa De Bacco «siamo un po’ provati ma l’importante è averlo fatto e aver salvato tutto: è stato un tentativo ma andava fatto e siamo stati fortunati. So che anche a Marco Bonan (ci siamo consultati fra aziende) è andata bene, pochissimi danni. Ma spero di non rifarla mai più». Ora pericolo passato: «Questa notte (quella tra ieri e oggi, ndr) le temperature sono previste sopra lo zero».

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