Un generatore a gasolio per contenere i rincari
Costi dell’energia triplicati anche alla Fd “il cuore del legno” di Cima Gogna
I giovani titolari: «Orgogliosi della nostra impresa, ma sarebbe meglio chiudere»
AURONZO. Stefano D’Ambros e Giacomo Festini sono i giovani titolari dell’azienda Fd “il cuore del legno” di Cima Gogna a cui non basta avere tanto lavoro per riuscire a dormire sonni tranquilli. Il caro bollette investe pesantemente anche la montagna cadorina come testimoniano i due giovani imprenditori, entrambi 33enni, le cui spese legate alla sola energia elettrica sono triplicate.
L’ultima bolletta, quella relativa al mese di luglio, riporta una spesa pari a 13.036,62 euro quando nello stesso periodo dello scorso anno le cifre oscillavano tra i due e i tremila euro arrivando a cinque, seimila euro durante l’inverno.
«L’azienda offre lavoro a 11 dipendenti, tutte famiglie del territorio», racconta Stefano D’Ambros, «siamo tredici compresi il sottoscritto ed il mio socio Giacomo Festini. Abbiamo tanto lavoro per fortuna, ma in questa situazione c’è davvero poco di cui stare allegri. Siamo un’azienda giovane, come giovane è la nostra età».
«Abbiamo aperto nel 2018 facendo un investimento importante. Non abbiamo grande liquidità e non abbiamo le spalle così larghe da poter sopportare imprevisti di questo tipo. Perché il vortice di aumenti che stiamo subendo di fatto non ci permette di guadagnare».
D’Ambros e Festini stanno provando ad aggirare il caro bollette con una iniziativa sperimentale. «Abbiamo acquistato proprio in questi giorni un generatore di corrente a gasolio, ci sono degli incentivi che abbiamo sfruttato, lo utilizzeremo per provare ad abbassare il consumo di energia elettrica ma si tratta di una situazione temporanea e non risolutiva».
A proposito di energia elettrica, D’Ambros rivela un altro particolare: «Inizialmente avevamo un contratto con un’azienda locale. Mi sono lamentato con loro per i costi in bolletta, ma erano niente in confronto a quello che sarebbe poi successo da lì in avanti con un gestore non più locale ma nazionale. Con quest’ultimo avevamo firmato un contratto a costo fisso che ci è stato accordato con qualche mese di ritardo. In seguito, alla luce dei forti rincari, quel contratto a costo fisso non è stato mai rispettato»
. L’azienda Fd “il cuore del legno” produce pannelli in legno vecchio, lavora anche legno antico e vanta numerose commesse per conto terzi, «Eppure oggi non siamo in grado di stilare preventivi perché non siamo in grado di fissare quelli che sono i nostri costi vivi», aggiunge Stefano D’Ambros, «questo ci limita e limita tutto il mercato. Perché il caro bollette non interessa solo noi, anzi abbiamo aziende più grandi con cui collaboriamo da anni che stanno ricevendo bollette ancora più care, addirittura 45mila euro per una di loro arrivata nel mese scorso. Tutto questo incide sull’intero comparto».
Al governo i due imprenditori chiedono: «Di intervenire altrimenti non sappiamo dove andremo a finire. Siamo preoccupati di quello che succederà in autunno. Questi costi sono insostenibili per un’azienda come la nostra ma non solo. Senza liquidità non si fa tanta strada. Io e Giacomo abbiamo 33 anni, siamo orgogliosi del cammino fin qui fatto, ma adesso le prospettive sono diverse. Se avessi avuto i conti a posto in banca avrei preso in considerazione l’idea di chiudere tutto, anche per qualche mese. La soluzione tampone? Togliere l’Iva, dimostrare vicinanza alle aziende. Se saltano le imprese lo Stato si blocca».
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