Un milione di euro per l’allevamento bellunese
FELTRE. Per gli allevamenti di bovini da latte del Bellunese è in arrivo un milione di euro. L’annuncio viene da Confagricoltura Veneto. Una boccata d’ossigeno per il settore, afflitto ancora dagli effetti della lunga crisi, dovuta al dopo quote, che dal 2014 ha portato alla chiusura di decine di stalle in tutto il territorio provinciale.
I fondi in arrivo fanno parte del pacchetto di aiuti eccezionali al settore zootecnico e lattiero caseario stanziati dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. La misura prevede circa 42 milioni di euro, di cui 14 destinati alle aziende delle zone montane.
Il premio verrà concesso per ogni vacca da latte presente in azienda dal 31 luglio 2016 e verrà assegnato al 100% per i primi 100 capi, al 50% dai 100 ai 200 capi e al 25% dai 200 capi in poi. Altri fondi sono previsti per i bufalini e gli ovicaprini, per i suini e per aiutare gli allevatori delle zone colpite dal terremoto.
«È un provvedimento atteso da sette mesi», dice Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, «vitale per il settore lattiero-caseario, che in questi mesi sta vedendo ancora la chiusura delle stalle montane, strette tra la crisi e la carenza di ricambio generazionale. Ci fa piacere che Roma abbia recepito il nostro grido d’allarme lanciato l’anno scorso, nei mesi più drammatici per il settore, quando riuscimmo a mobilitare il mondo politico e istituzionale per chiedere ad alta voce un sostegno per le zone montane e disagiate. Ai Comuni, alla Provincia e ai nostri parlamentari diciamo grazie, perché gli aiuti in arrivo sono fondamentali per mantenere viva la nostra montagna, che produce il 10% del latte italiano».
«Nel Bellunese», sottolinea Donazzolo, «ci sono circa 250 allevamenti, con 15.000 vacche da latte. È giusto sostenere le piccole realtà, che stanno scomparendo, ma anche i giovani, che vanno invogliati a continuare l’attività dei padri. Grazie a loro si possono riaprire le stalle chiuse, com’è successo recentemente a Fonzaso, dove un giovane ha rilevato un’azienda agricola. Perciò la misura del governo non dev’essere uno spot, ma trasformarsi in misura strutturale, da portare avanti fino a quando non saremo usciti dalla crisi».
Crisi che, sottolinea Confagricoltura Veneto, non è ancora finita, nonostante negli ultimi mesi si sia assistito a una lieve ripresa del mercato, grazie al traino tedesco dove si è impennata la richiesta di burro e latte in polvere. «Ora i prezzi stanno nuovamente scendendo sotto i 40 centesimi al litro», aggiorna Donazzolo, «anche perché a livello europeo non si è ancora trovato il modo di riequilibrare la produzione di latte, che è ancora in esubero. Nel Bellunese, nell’ultimo anno, abbiamo invece registrato una diminuzione di latte del 2%, anche grazie alla politica di incentivazione introdotta da Lattebusche. Ci sta aiutando anche il nuovo obbligo di etichettatura sui prodotti lattiero caseari, ma non basta. Per il nostro territorio servirebbe una politica di marketing».
Gianni Slongo, coordinatore del Comitato trasversale degli allevatori, ribadisce l’importanza che continui quella capacità di fare massa critica: «Una cinquantina di Comuni del Bellunese ha approvato la nostra proposta di delibera che chiedeva un sostegno per la montagna», dice. «Ora dobbiamo continuare a lavorare per sostenere il ruolo dell’allevatore di montagna, fondamentale per la manutenzione del territorio e di un sistema economico fondato sul mantenimento di pascolo, foraggere e ruminanti. Le stalle nel Bellunese sono 250, per un totale di 46.000 ettari utilizzati. Un presidio prezioso per evitare il degrado e il declino».
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