Un milione di foto il patrimonio di Zanfron

Il suo archivio è ricchissimo. Il figlio Luca: «Sarebbe bello valorizzarlo, ma c’è molto lavoro da fare»

BELLUNO. C’era una volta il rullino. Quando la pellicola terminava, le foto venivano sviluppate e rimaneva quel rotolo scuro, che si metteva da parte per fare i duplicati. Bepi Zanfron di quei rotoli ne aveva conservati a decine. Cassetti e cassetti stracolmi di immagini, che raccontano la storia della provincia dagli anni Sessanta ai primi anni Duemila.

Muore a Belluno Bepi Zanfron, fotografo del Vajont

«Ci saranno almeno un milione di fotografie nel suo archivio», racconta il figlio Luca. Dal Vajont all’alluvione del 1966, dalle Universiadi del 1985 alle Olimpiadi di Albertville e Lillehammer, dallo scioglimento della Brigata Cadore ai momenti più significativi della vita cittadina, Zanfron è sempre stato in prima linea. Con la sua macchina fotografica ha fermato per sempre sulla pellicola istanti che hanno fatto la storia del Bellunese, e che sarebbe bello valorizzare.

Un simile archivio meriterebbe di essere conosciuto, e ne è consapevole anche Luca Zanfron. «Non abbiamo ancora deciso cosa farne. Di certo lo conserveremo, c’è tutta l’attività di papà in quei rotoli di rullini».

Addio Zanfron, fotoreporter dei bellunesi

Per mostrare a tutti l’immensa produzione di Bepi Zanfron, però, bisognerebbe riversare in digitale il materiale. Un lavoro improbo, considerando la mole di fotografie di cui si sta parlando. «Anche perché sono tutti scatti differenti l’uno dall’altro», precisa Luca.

«Un tempo si lavorava in maniera diversa rispetto ad oggi. Oggi in digitale facciamo venti scatti tutti uguali, ne scegliamo uno e buttiamo gli altri. Una volta si doveva fare una foto pensata, studiata, diversa dalla precedente e dalla successiva. Con sole dodici pose, e poi lo sviluppo da fare, bisognava ragionare su ogni scatto». E Bepi Zanfron ci ragionava eccome.

Le immagini che ha scattato a Longarone nel ’63, in Alpago, in Valle del Mis, a California e in Agordino nel ’66, raccontano il dramma delle popolazioni con rispetto, realismo, efficacia. Colgono l’attimo, lo fissano, raccontando quell’istante e riuscendo a catturare lo sguardo dell’osservatore.

Venerdì 10 febbraio alle 15.15 nella chiesa parrocchiale di Castion si svolgeranno i funerali del fotografo bellunese. La salma poi sarà tumulata al cimitero di Visome. Al funerale ci sarà anche una rappresentanza dell’amministrazione comunale di Longarone e di quella di Erto e Casso, le cui comunità devono molto a Zanfron per l’opera di documentazione che l’allora trentenne fotoreporter realizzò a partire dalla notte in cui una frana si staccò dal Monte Toc e piombò nel bacino artificiale del Vajont.

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