Un negozio per battere lo spopolamento

I fratelli Andrea e Daniele De Lazzer, già in pensione, hanno tenuto duro dopo la frana per dare servizi a tutta la zona

ROCCA PIETORE. Nei 4 lunghi mesi di chiusura della Sp 536 di Salesei il negozio di alimentari e l’annesso bar di Digonera, gestito da fratelli Andrea e Daniela De Lazzer, è diventato un punto di riferimento importante per gli abitanti della piccola frazione e di quella di Laste.

È qui che hanno potuto trovare, praticamente sotto casa, il pane, il latte, perfino il giornale ed in generale tutti quei generi di prima necessità altrimenti così “lontani” con la strada chiusa e oltre mezz’ora di strada in più da fare per raggiungere il fondovalle.

Mai come in questa occasione, forse, si è potuta toccare con mano l’importanza dei piccoli negozi di paese nelle zone di montagna e l’importante servizio che svolgono per la comunità. Piccole attività, perlopiù a gestione famigliare che stanno sparendo stritolate dalla concorrenza della grande distribuzione e dalle tasse che limitano o azzerano ogni guadagno.

Sopravvivono per ora, solo grazie all’attaccamento a questo lavoro ed alla consapevolezza di fare un servizio mista ad una sorta di riconoscenza per i clienti di Andrea e Daniela a Digonera o di Margherita ad Andraz e di tanti altri disseminati nei piccoli paesi di montagna.

Con la chiusura della strada di Digonera il destino del piccolo negozio di Digonera sembrava segnato. Ed invece è accaduto il contrario. «Quando ci hanno comunicato che l’arteria sarebbe rimasta chiusa il primo pensiero che ho fatto è stato che questa sarebbe stata la scusa buona per chiudere, come da qualche tempo sto pensando di fare», racconta Andrea. «Ormai io e mia sorella siamo in pensione ed il lavoro non è più quello di una volta».

Anche le prime conseguenze della chiusura parevano dare ragione ad Andrea ed ai suoi pensieri. «Già il giorno dopo mi ha chiamato il gestore della distribuzione dei giornali che non me li avrebbero più portati». Andrea e Daniela però non si sono persi d’animo. «Ci siamo in qualche modo sentiti in dovere di continuare, di restare aperti per dare un servizio alla nostra gente, ai nostri clienti. In fondo sono stati loro quelli che principalmente hanno sostenuto la nostra attività in tutti questi anni».

Così il piccolo negozio è diventato un punto di “appoggio” e di smistamento di generi alimentari e di prima necessità anche per Laste. Qui infatti, dopo che al bar dei Gobi è stato chiuso il piccolo spaccio, non arriva neanche più il pane. I residenti lo ordinano giorno per giorno. Sono poi i gestori del bar, i fratelli, Lidia, Ferruccio ed Arturo Davare che ogni giorno scendono a Digonera a prendere i vari sacchetti al negozio di alimentari. Servizio prezioso anche per gli ospiti della colonia dell’hotel Belvedere a Laste.

Vista la situazione di emergenza, tra i due esercenti si è stretta ancora di più la collaborazione. Per tutta l’estate a turno, sono saliti ogni giorno fino a Pieve di Livinallongo a ritirare i giornali, che venivano lasciati alla Cooperativa di consumo. Il tutto per dare ai loro paesi una parvenza di “normalità”, di servizio, di senso di collegamento con un mondo che, causa la strada chiusa, sembrava tutto d’un tratto più lontano.

Pian piano anche qualche residente a Laste ha cominciato ad apprezzare la comodità del negozio “sotto casa” ed ha cominciato a fermarsi a fare la spesa a Digonera, se non altro per i generi di prima necessità. Ma anche i turisti che, nonostante tutto, durante l’estate hanno soggiornato nel vicino hotel Digonera così come i proprietari di seconda casa nei due condomini sorti negli scorsi anni in paese. Così da possibile colpo di grazie l’emergenza strada si è trasformata in un toccasana per il piccolo negozio dei De Lazzer.

«Sì, qualcosa in più abbiamo lavorato», spiega ancora Andrea. «Qualcuno mi ha anche pregato di non chiudere. Alcuni turisti si sono meravigliati di quanto sia ben fornito il negozio». Ecco, in fondo Andrea e Daniela tengono duro anche per queste piccole - grandi soddisfazioni del loro mestiere. Che rischia di sparire però, come detto, se non arrivano interventi dall’alto.

Proprio all’inaugurazione di Arredamont il ministro Enrico Costa ha annunciato l’istituzione di un fondo di 20 milioni di euro proprio per aiutare i piccoli negozi di montagna. Ma servono veramente soldi per salvarli o forse qualcos’altro? Per Andrea sarebbe più utile pensare ad una defiscalizzazione prima di tutto. «Ti faccio un esempio - spiega. «Qualche anno fa una nota ditta dolciaria aveva il prezzo imposto su un certo prodotto, con un ricarico del 15%. Peccato però che io ne pagavo il 20 di tasse. Così ti trovi a dover ricaricare il resto su qualche genere che va di più. Ma così perdi la concorrenzialità». E poi meno burocrazia. «Una volta», conclude Andrea, «riuscivo anche a farmi i due conti del negozio. Ora, sarò anche diventato vecchio, ma non ci capisco più niente».

Lorenzo Soratroi

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