Un nuovo pericolo per le arnie: il coleottero
BELLUNO. Quattro arnie distrutte. Due erano state colpite dalla peste americana, malattia endemica che serpeggia da anni, anche in provincia di Belluno, e che viene trattata distruggendo l’alveare e la famiglia infetta. Ma a minacciare le api c’è un altro nemico: l’Aethina tumida, un coleottero che depreda l’alveare e indebolisce le api perché si ciba delle loro riserve alimentari. Al momento la malattia, che prende il nome dal parassita che la causa, è confinata al sud Italia (ci sono stati casi in Calabria e Sicilia), ma l’allerta è alto in tutto il Paese.
«Si è cercato di eradicare questo parassita, sono stati bruciati centinaia di alveari ma la malattia non è ancora stata debellata», spiega il presidente di Api Dolomiti Carlo Mistron. «Nel Bellunese per il momento non abbiamo problemi, ma stiamo attenti perché la malattia può sempre arrivare». È stato vietato lo spostamento delle api da Calabria e Sicilia, «ma la frutta può fungere da vettore di trasporto».
Il ministero della Salute ha emanato un piano di sorveglianza per la ricerca di Aethina tumida su tutto il territorio nazionale. Anche in Veneto vengono controllati alcuni apiari stanziali, diciassette per la precisione.
«Si tratta di una malattia esotica ed emergente che sta creando uno stato di allerta in tutta la nostra nazione», aggiunge il dottor Gianluigi Zanola del Dipartimento di prevenzione – servizi veterinari dell’Usl 1. Anche l’Aethina tumida si combatte distruggendo le arnie e le famiglie infette, il che provoca un danno enorme al patrimonio zootecnico e ovviamente agli apicoltori.
L’ha subito, il danno (economico) anche l’apicoltore che aveva le sue arnie in via del Boscon. Due sono state colpite dalla peste americana e dopo il sopralluogo fatto dall’Usl ha dovuto bruciare le arnie e distruggere le famiglie di api che vi dimoravano. «Questa malattia non è una novità», precisa Zanola. «Non si registravano casi da un paio di anni, ma non è scomparsa. Colpisce le covate, quindi riduce il numero delle api, ma non è pericolosa per l’uomo».
La varroa, invece, fa meno paura rispetto ad un tempo: «Viene affrontata dagli apicoltori con la prevenzione e una buona gestione dell’alveare», conclude Zanola.
Per quanto riguarda, infine, la produzione di miele, dopo una prima parte di stagione difficoltoso la situazione è migliorata: «Da anni non avevamo una produzione così buona di tiglio e millefiori, specie in montagna», conclude Mistron. «Abbiamo anche grandi quantità di melata di abete».
Alessia Forzin
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