Un nuovo piano per l’Alzheimer

BELLUNO. Tremila i casi di Alzheimer nell’area dell’Usl 1, con un’incidenza di 300/400 nuovi casi all’anno. Ma c’è anche il fatto che le patologie di questo tipo mettono a dura prova chi assiste il malato, che ha bisogno di essere supportato da una rete di servizi sanitari, sociali e assistenziali capaci di contrastare il rischio di isolamento.
Per questo motivo, il Comune di Belluno insieme alla Sersa ha presentato un progetto da cofinanziare insieme alla Fondazione Cariverona: prevista una spesa di 65 mila euro (45 mila a carico della Fondazione e i restanti 19.500 euro in capo alla Sersa).
Con i precedenti progetti, sono state prese in carico 480 persone, effettuati 1.600 interventi - compresivi anche di visite domiciliari e incontri formativi - e attivati gruppi di auto mutuo aiuto (ama) in tutto il territorio provinciale.
Di fronte ai risultati ottenuti, Sersa ha deciso di potenziare gli interventi formativi oltre che i gruppi ama, oltre a ripristinare l’équipe itinerante.
Saranno, quindi, assunti dei professionisti che andranno a sostituire gli specialisti già in organico alla Sersa, ricostruendo così quel gruppo di persone che, tramite il numero verde tuttora attivo, potranno dare consulenze immediate alle famiglie in difficoltà, ma anche andare sul territorio.
Il team così creato avrà il compito di farsi carico dei nuovi casi che verranno segnalati, con interventi a domicilio e in sede, predisponendo anche un calendario degli interventi formativi da effettuare in tutto il territorio dell’Usl. Scopo del progetto è anche la promozione e la creazione di altri gruppi di auto mutuo aiuto, che dovranno agganciarsi, laddove esistono, ai centri di sollievo finanziati dalla Regione.
Secondo quanto previsto dal piano, entro un mese dal suo avvio formale, saranno assunti i professionisti, avviati otto cicli formativi per 24 mesi per familiari, medici, assistenti sociali e volontari. E per quanto riguarda i gruppi di mutuo aiuto, l’intento è quello di crearne uno ogni otto mesi.
«Il senso del progetto», precisa la responsabile, nonchè direttrice generale della Sersa, Maria Chiara Santin , «è sensibilizzare tutti a questa malattia: dalla famiglia ai medici di medicina generale, dagli assistenti sociali ai volontari, fino alla popolazione. Sulla base dell’esperienza maturata nei sette anni del primo progetto, provvederemo a riformare un’équipe specializzata e già formata composta da assistente sociale, educatore e psicologo per dare una risposta completa ed esauriente alle famiglie dei malati. Se necessario, siamo pronti ad andare a domicilio». (p.d.a.)
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