Un patto per la salvezza dell’occhiale. Donazzan: «La situazione è drammatica»
BELLUNO
“Fare sistema”. Questa la parola d’ordine che si sono dati imprenditori (a cominciare da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Dolomiti) e organizzazioni sindacali durante la seconda seduta sugli Stati generali dell’Occhialeria.
La situazione è drammatica – come ha riconosciuto Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro – e quindi è necessario che scendano in campo tutte le forze, comprese quelle istituzionali, per mettere in sicurezza il distretto dell’occhialeria. Finanche creando le condizioni per riportare in provincia le lavorazioni confinate in capo al mondo. I problemi sono i più diversi, dalla riqualificazione del personale, specie giovanile, alla (in)disponibilità di infrastrutture; tema, questo, rilanciato ancora una volta da Berton.
Il tavolo di confronto nazionale sull’occhialeria era nato esattamente un anno fa a Longarone, spinto all’epoca – preCoronavirus - dall’esigenza del mondo sindacale e imprenditoriale di fare il punto su un settore di riferimento per il Pil nazionale, che ha la peculiarità di avere la sua massima espressione produttiva proprio in Veneto.
L’altro ieri si è tenuto il secondo step; il prossimo incontro è previsto entro la fine dell’anno. Vi hanno partecipato, in videoconferenza, 40 fra imprenditori, sindacalisti, pubblici amministratori, i rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Certottica, il ricercatore Luca Romano, tutti coordinati dall’assessore Donazzan.
«I temi trattati un anno fa furono quelli relativi all’aggiornamento delle competenze delle imprese e dei lavoratori, il maggiore sostegno all’internazionalizzazione, oltre a porre l’accento sulla difesa del vero Made in Italy», ha spiegato Donazzan al termine del webinar sull’occhiale. «Un anno dopo, e con i danni di una pandemia ancora in corso, riprendiamo da quei tre macrotemi, alla luce di una cassa integrazione che ha registrato un aumento del 1.850%, di un crollo delle assunzioni a tempo determinato per i lavoratori con bassa qualifica e di una necessità, nell’unico segno positivo, delle assunzioni per professioni ibride e di alto profilo».
Analisi cruda, quella fornita dall’esponente regionale. «Il mondo del lusso ha subito il peggior contraccolpo da questa pandemia: le produzioni italiane e l’occhiale, divenuto riferimento di questo segmento di consumo, devono fare i conti con l’annullamento dell’importante fiera Mido di Milano, della chiusura di molti negozi di lusso negli aeroporti e nelle maggiori città di tutto il mondo, oltre a un arresto del turismo con grande capacità di spesa che veniva in Italia per acquistare questo tipo di beni», continua l’assessore Donazzan, che poi conclude, «tuttavia, oggi, abbiamo riallacciato il filo del pensiero di uno sviluppo possibile per un distretto dai confini e dall’identità precisi, per il quale molti strumenti sono già alla valutazione delle parti in causa».
Il primo lockdown aveva di fatto atterrato l’occhialeria, insieme alle altre attività industriali, con vertici di cassa integrazioni mai raggiunti nella storia, Poi, in estate, i mercati internazionali hanno aperto delle brecce e qualcosa di nuovo si è subito visto. La cassa integrazione ha cominciato a diminuire. «Ma con il ritorno della pandemia», afferma Denise Casanova, della Cgil, «la situazione si è fatta di nuovo pesante; il ricorso agli ammortizzatori sociali ha ripreso quota».
«Ovviamente dobbiamo ricominciare a lavorare», suggerisce Nicola Brancher della Cisl, «per reggere in questa fase delicata, ma soprattutto per prepararci al rilancio futuro, in particolare valorizzando le competenze. Il che significa, soprattutto, fare in modo che rientrino le competenze giovanili che in questi anni sono andate in fuga».
Da questo punto di vista Certottica ha fornito un aggiornamento in merito all’attività del Politecnico dell’Occhialeria, che nel primo anno formativo ha visto coinvolte 50 aziende tra le maggiori nel settore. Un punto di forza strategico per la ripresa. —
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