Un poker d’eccezione dà lustro alla montagna
SANTO STEFANO DI CADORE. Il Pelmo d'oro – per cui la Provincia e il Cai hanno premiato ieri a Santo Stefano di Cadore Pierangelo Verri, Giorgio Redaelli, Marco Albino Ferrari e Maurilio De Zolt – non lascia ma raddoppia. La presidente della Provincia, Daniela Larese Filon, ha approfittato della presenza del presidente generale del Cai, Vincenzo Torti, di quello regionale Francesco Carrer e del past president Roberto De Martin per chiedere, dal palco dell'affollato cinema Piave, che il premio continui da questa diciannovesima edizione in avanti, «anche se le amministrazioni pubbliche dovessero cambiare».
Prima Carrer e poi Torti non se lo sono fatti ripetere due volte. «Il Pelmo d'oro continuerà» hanno promesso. E Torti, dopo aver parlato con Mariagrazia Santoro, presidente della Fondazione Unesco, e Marcella Morandini, la direttrice, si è avvicinato al cronista e ha annunciato a voce alta: «Il Corriere delle Alpi lo scriva pure, il prossimo anno ci sarà un premio speciale Cai-Unesco».
«Il primo della serie» ha poi suggerito. «L'abbiamo appena concordato» hanno immediatamente confermato Santoro e Morandini, pure loro presenti. Un Pelmo d'oro di fedeltà alla montagna, come hanno tenuto a sottolineare il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo, e la sua collega di San Pietro di Cadore, Elisabetta Casanova Borca. Fedeltà, hanno precisato, che significa caparbietà. Ossia, i montanari non mollano, almeno questi montanari.
«Vogliamo dimostrare che di montagna si può e, quindi, si deve vivere». Applausi dalla platea. Tra i più convinti a battere le mani e, dunque, ad incoraggiare, è parso il vescovo emerito monsignor Giuseppe Andrich, «che – ha specificato Casanova Borca – ci è sempre stato vicino».
I premiati, Pierangelo Verri, Giorgio Redaelli e Marco Albino Ferrari, Maurilio De Zolt, sono stati presentati da brevi filmati curati da Italo Zandonella Callegher. Ha coordinato la mattinata, incorniciata musicalmente dal pianista Lorenzo Tonon, dal giornalista Bepi Casagrande.
A poche ore dall'ultima frana proprio sul Pelmo, intorno alla scultura di Gianni Pezzei non sono mancate le riflessioni. Significativa anche l'opera dello scultore e guida alpina bellunese Ettore Bona per De Zolt. Il campione olimpico ha fatto il pieno di applausi. Ma non meno commossi erano gli altri premiati, Redaelli in particolare, pensando forse alla sua Civetta. La manifestazione gode del patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco e della Regione Veneto. In prima fila il deputato Roger De Menech e la senatrice Raffaela Bellot. Numerosi altri sindaci, presidenti sezionali del Cai, dirigenti del Cnsas e delle Guide Alpine.
La presidente Larese Filon, introducendo, ha indicato subito l'obiettivo, auspicando «una politica attenta ed adeguata», tutt'altra cosa – ha fatto intendere – da quella che permette lo sconquasso finanziario di questi tempi. Larese Filon auspicando «un futuro di vita» ha indicato, quindi, la strada. Che non è quella di abbandonare le terre alte a se stesse. Ecco, dunque, il significato solidale di questo premio, che fonda le sue radici nell'identità del popolo della montagna, il cui collante valoriale è la solidarietà.
Ma, attenzione, la presidente Santoro, da buona friulana, ha introdotto anche nuovi concetti. «Vinciamo se stiamo insieme» ha tenuto a dire pensando alle cinque province della Fondazione Unesco. Ma stare insieme non deve significare una sintesi senz'anima. Insieme sì - ha ribadito - però rispettando le diversità. E rispettarle significa anzitutto capirle e, una volta capite, promuoverle. È la diversità, insomma, che fa la ricchezza. Ecco perché Marco Albino Ferrari, uno dei premiati, si è rifiutato di redarre classifiche tra il Trentino l'Alto Adige ed il Bellunese in fatto, ad esempio, di rifugi alpini. A margine del premio, che ha registrato numerose iniziative a latere, anche a San Pietro di Cadore, gli appassionati di filatelia hanno potuto trovare il consueto speciale annullo filatelico dedicato al premio Pelmo, con cartoline d'epoca tratte dall'archivio Danieli (famiglia di fotografi attivi in Cadore a partire dalla prima metà del novecento), e corredate anche da francobolli particolari come quello che Poste Italiane ha dedicato alle Dolomiti Patrimonio Unesco e appartenente alla serie tematica “il Patrimonio naturale e paesaggistico”.
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