«Un progetto sul poligono di Crostolin»

Agordo. I tecnici del Tiro a segno e l’ex presidente dei cacciatori rispolverano un vecchio piano per evitare l’abbandono

AGORDO. «Non abbandoniamo il nostro bersaglio di Crostolin». A lanciare l'appello alle istituzioni affinché facciano qualcosa per ridare dignità a un luogo della storia sociale di Agordo è Sandrino Da Ronch, ex presidente della Riserva di caccia agordina, che nei giorni scorsi ci ha segnalato le condizioni in cui versa la struttura, descritte sul giornale di domenica.

«Mi è venuto in mente», dice Da Ronch «quando da ragazzino andavo a guardare le gare di tiro e quando da cacciatore, insieme a tanti amici che arrivavano da tutta la provincia, andavo a tarare i fucili per l'annata venatoria». «Come è possibile» aggiunge «abbandonare un monumento così importante con una grande storia culturale e sportiva alle spalle. Abbiamo il dovere di insegnare ai nostri figli il rispetto per il passato e far capire loro che non si può distruggere ciò che i nostri padri e i nostri nonni, con grandi sacrifici, ci hanno permesso di ammirare».

Gli ultimi a parlare pubblicamente del poligono (e della necessità di un recupero) erano stati i componenti la lista “ImmaginiAmo Agordo”, guidata da Cristina Bien, nella campagna elettorale 2014. Poi il poligono è tornato nel dimenticatoio dove era stato lasciato alla metà degli anni '90 del secolo scorso. «Fino ad allora» dice Berto Caldart, presidente della sezione di Agordo del tiro a segno da metà anni '70 a fine anni '90 «il poligono era luogo frequentato da agordini e non, in quanto era l'unica struttura a livello regionale dove si potesse sparare fino a 300 metri». «A un certo punto» spiega Caldart « ci arrivò una raccomandata dalla Uits (Unione italiana tiro a segno), alla quale la nostra sezione era affiliata, che ci intimava di smettere immediatamente l'attività di tiro, senza specificare le motivazioni. L'attività fu fermata, poi mandammo un socio al 4° Corpo d'armata di Padova per chiedere informazioni. Gli dissero che nulla era cambiato per la sezione del Tsn di Agordo e nulla sarebbe cambiato finché ci fosse stato un direttivo composto da 20 persone iscritte alla Uits».

In precedenza il Tsn di Agordo aveva anche commissionato un progetto per la sistemazione dell'impianto. «Prevedeva una recinzione in muratura» dice Caldart, «e la costruzione di una nuova struttura vicina a quella esistente per permettere anche l'accesso ai disabili. Comune, Bim, Uits, Regione ci avrebbero finanziato i lavori». Il progetto è rimasto lettera morta. Luciano Benetton, successore di Caldart, è stato l'ultimo presidente della sezione di Agordo del Tsn ora incorporata in quella di Belluno, guidata da Michele Menestrina: «Abbiamo provato in tutte le maniere, ma niente, il progetto, tuttavia, credo sia ancora valido, occorrerebbe riprenderlo in mano. Se mettiamo il tutto in sicurezza, poi si può riutilizzare».

Ammesso che sia così, chi è, semmai, che deve fare? Dal fascismo in poi il poligono è infatti di proprietà del Demanio e non del Comune. «Anni fa», ricorda il tecnico comunale di Agordo, Sergio Benvegnù «il Comune aveva cercato e trovato un finanziamento regionale per acquistare la struttura, ma ha poi scoperto che questa non è fra i beni che lo Stato ha messo in vendita perché su di essa insiste un diritto del tiro a segno nazionale e se questo non vi rinuncia lo Stato non può vendere». L'appello di Da Ronch è dunque destinato a morire assieme al poligono?

Gianni Santomaso

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