Un solo metro fra i tavoli risolleva il morale fra i baristi del centro
BELLUNO
Lo straccio in una mano, il metro nell’altra. Si misura lo spazio fra i tavoli, si calcolano le distanze, si valuta come ampliare le terrazze esterne per recuperare i posti persi per rispettare il distanziamento imposto dalle misure per contenere il coronavirus. I baristi stanno per salutare i caffè da asporto.
Domani potranno servirli al tavolo, ai clienti che finalmente potranno tornare nei locali. Inizia la fase 2, quella vera: si prova a tornare ad una sorta di normalità, pur tenendo ben presente che per evitare di ripiombare nella fase 1 bisognerà osservare alcune misure precise. Il coronavirus è ancora in agguato, meglio non stuzzicarlo.
Detersivi e metri alla mano
Ieri è stata una giornata di grandi pulizie e sistemazioni, per gli esercenti. Oggi sarà altrettanto. Stracci, detersivi, il mocio da passare sui pavimenti: dopo due mesi i lavori da fare sono tanti. Ma nessuno si è tirato indietro. Si respira un cauto entusiasmo, passeggiando sotto i portici di piazza dei Martiri. Le porte dei locali sono aperte, perché quasi tutti ormai offrono il servizio da asporto, e tutti guardano a domani con un misto di speranza e adrenalina da ripartenza.
E tutti concordano su un fatto: le linee guida date dalla Regione, che pone il distanziamento fra i tavoli a un metro, regala ottimismo per la ripartenza. Si lavorerà un po’ di meno, ma non nella condizione che si era palesata con le prime ipotesi per la fase 2 (distanza di quattro metri fra i tavoli).
Voglia di ripartire
«La gente ha voglia di tornare a bere il caffè al bar», racconta Massimo Barel del bar Goppion, fra un cliente e l’altro. Anche se da asporto, al caffè gli italiani non possono rinunciare. «Domani (oggi per chi legge, ndr) finirò di sistemare tutto». I tavoli nella terrazza sono già a distanza di sicurezza, ce ne stanno nove.
All’interno deve essere misurato il famoso metro. Ci staranno tre tavolini: «Neanche male, meno male che hanno messo solo un metro. Ora speriamo solo che la gente torni in centro, torni a viverlo, con i locali aperti». Barel chiederà al Comune di ampliare il plateatico, perché dovrà rinunciare comunque alla metà dei tavoli.
Terrazze da ampliare
L’osteria Dal Bocia ne ha già sistemati alcuni appena all’esterno della pedana in legno, sul porfido. Marina sta ricoprendo i cuscini per le sedute e si aggira veloce fra i tavoli, ben distanziati l’uno dall’altro. «Abbiamo già fatto richiesta al Comune per ampliare lo spazio all’esterno», racconta. «Così potremo recuperare i posti persi per il distanziamento». Dietro la mascherina si intravede un sorriso. Si pensa a lunedì, con speranza e un ritrovato ottimismo.
Gel per tutti
Tutti i locali metteranno a disposizione dei clienti gel idroalcolico igienizzante per le mani, un’altra delle regole da rispettare per tenere il coronavirus lontano dai cittadini. Al Caffè Manin c’è un dispenser proprio sulla porta: lavati le mani, poi ordina il caffè. Il locale simbolo del centro storico aveva cambiato gestione pochi giorni prima del lockdown. Ora è pronto a ripartire, con il bar e anche con la gelateria che sono rimasti chiusi oltre due mesi.
Nella terrazza esterna i tavoli sono stati sistemati a due metri di distanza l’uno dall’altro. All’interno viene rispettato il metro. «Abbiamo sanificato tutto il locale, da oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo aperti per l’asporto e da lunedì (domani, ndr) potremo accogliere i clienti», raccontano.
«All’interno abbiamo perso otto tavoli, per circa ventiquattro posti; all’esterno circa una trentina. Stiamo pensando di chiedere al Comune la possibilità di ampliare il plateatico, ma prima bisognerà capire come andrà il lavoro, quale richiesta ci sarà».
Anche al Manin hanno tirato un sospiro di sollievo quando hanno saputo che le linee guida da rispettare sono quelle della Regione: meno restrittive, danno speranza ad un settore che ha sofferto pesantemente per i due mesi abbondanti di chiusura. E che ora punta a ripartire, rispettando le misure di contenimento dei contagi ma con slancio. —
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