«Un veleno nella bibita» delusa da lui lo denuncia

LONGARONE. Veleno nella bibita. Una donna di Longarone ha accusato un uomo, per il quale aveva un debole senza essere corrisposta, di aver tentato di avvelenarla mettendole dell’alcol denaturato in una bottiglietta di acqua tonica messa al fresco in frigorifero. Un disinfettante, più che una sostanza tossica, ma il principio è lo stesso. Nel 2015 è andata alla più vicina caserma dei carabinieri e ha presentato una querela per lesioni, che ha portato il 40enne colpevole di preferire la sorella a lei davanti al giudice di pace Parrocco. A.C. è difeso dall’avvocato Simona Ianese, mentre la donna si è costituita parte civile con Montino.

Il giudice ha fatto il suo mestiere, invitando i due a trovare un accordo economico utile a far ritirare la querela, ma l’imputato non ne ha voluto sapere, preferendo affrontare il processo. Nell’udienza di ieri la donna ha spiegato quello che ritiene sia accaduto, escludendo di essere mai stata gelosa della persona che ha incolpato e per la quale rischia a sua volta un procedimento penale per calunnia. A sentire lei, A.C. ha tentato di farle del male, inquinando una innocua bibita con dell’alcol.

Nel corso delle indagini preliminari la polizia giudiziaria non aveva trovato le impronte digitali dell’imputato sulla bottiglietta incriminata, ma il pubblico ministero ha ritenuto che l’accusa fosse sostenibile in giudizio, scrivendo il capo d’imputazione e portando l’indagato a processo. Il giudice ha preso nota di tutto, rinviando al 26 giugno per la discussione finale e la sentenza di primo grado. Il pm dovrebbe chiedere la condanna, sicuramente Ianese argomenterà, per arrivare a una sentenza di assoluzione e Montino presenterà la sua richiesta di risarcimento danni. Curiosità: un anno dopo, la stessa parte offesa ha accusato la sorella di averle adulterato il caffè, ma in questo caso il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto l’archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari. —

Gigi Sosso

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