Una barriera alta sei metri proteggerà la località Bries
. Un muraglione protettivo alto sei metri, tecnicamente un “rilevato paramassi bifacciale in terre armate”, largo sette e lungo 120 metri. sette e uno sviluppo in lunghezza di 120.
Questa la soluzione che il geologo Nicolò Doglioni ha proposto alla Provincia, e di conseguenza al Comune di Agordo, per mettere in sicurezza la località Bries, dove il 2 febbraio un enorme masso di circa 11 metri cubi ha raggiunto il centro della ex strada regionale 203 Agordina, distruggendo un’auto.
I lavori sono iniziati ieri e serviranno circa due mesi, salvo non si verifichino condizioni meteo avverse con cui i tempi potrebbero in parte dilatarsi. E nel frattempo i residenti dovranno restare lontani dalle loro case.
L’episodio del 2 febbraio è stato un segnale d’allarme tangibile. E d’altronde, come dichiarato ieri nel corso della presentazione dell’inizio dei lavori, non si può certo sperare sempre nella fortuna. Dunque è indispensabile intervenire, anche per garantire condizioni di vita serene e sicure alle circa venti persone residenti nella zona, dove si trovano pure una falegnameria e un’impresa di trasporti.
Al momento l’area rimane interdetta e quindi gli abitanti continueranno a vivere da altre parti. Servirà avere pazienza sino al termine dei lavori, o magari poco prima, ma d’altronde meglio qualche sacrificio adesso di una possibile tragedia in futuro.
Intervenire era indispensabile, in quanto il sopralluogo portato avanti dal geologo Nicolò Doglioni ha rilevato la presenza di isolate masse potenzialmente instabili, senza contare una marcata fragilità dell’intero versante.
Il sito d’altronde era già stato segnalato nella cartografia del Pai (Piano stralcio per l’assetto idrogeologico) con il rischio P4, ossia il più marcato. Dunque impossibile escludere il ripetersi di fenomeni analoghi.
In tempi in cui burocrazia e quant’altro rallentano ogni qualsiasi forma di lavori, ha stupito in positivo l’avvio del cantiere ad appena undici giorni dalla caduta del masso. Già perché ieri l’azienda Dolomite Rocce ha iniziato a delimitare l’area oggetto dell’intervento. Dove verrà costruito lo sbarramento costituito da terra rinforzata che poi verrà rinverdito, piantando specie vegetali del posto per rendere il muraglione meno impattante.
«Insieme abbiamo optato per questa soluzione», spiega proprio Nicolò Doglioni, «rispetto alla più comune barriera paramassi. Infatti, le barriere sono più facilmente montabili, ma i costi sono di gran lunga superiori anche per la successiva manutenzione. Ecco, considerando come l’opera passerà poi in capo al Comune, meglio evitare salassi eccessivi per l’ente. In primis comunque il nostro era un discorso di sicurezza: solitamente le barriere sono testate per uno, due impatti. Già se si trovano a lavorare con carichi superiori potrebbero non sopportare tutto il peso e cedere. La scelta si è dunque spostata sul rilevato che regge energie superiori, impatti multipli e soprattutto ha costi in seguito inferiori. Certo, ci vuole più tempo per realizzarlo, però una volta costruito andrà a proteggere un raggio di 120 metri, evitando il ripetersi di una situazione come quella del 2 febbraio». Il costo complessivo dell’opera, finanziata dalla Provincia, è di 315 mila euro. —
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