Una campana in miniatura che funziona come la vera
LORENZAGO. La passione del giovane Mattia Rossi di Lorenzago per le campane è qualcosa di viscerale al punto che, non contento di poterle suonare salendo sul campanile della chiesa parrocchiale, si è costruito in casa un modellino in scala portando a termine un progetto che ha dell’incredibile.
«Ho realizzato un campanile in miniatura, tutto per me. Per portare a termine il lavoro sono serviti due anni, e non nego che ci ho perso più di qualche notte di sonno».
Raccontaci di cosa si tratta.
«Nient’altro che di un campanile in miniatura. La fisionomia della struttura non fa riferimento a nessun campanile nello specifico, ma l’ho progettata io prendendo spunto da elementi vari visti nei campanili presenti in provincia di Belluno. Per realizzarlo ho utilizzato principalmente profilato d’alluminio e legno. Il profilato è servito come elemento strutturale, mentre il legno ha fatto sia da elemento strutturale e sia decorativo».
Come si compone questo campanile in miniatura?
«Le campane presenti all’interno di questa piccola creazione sono sei. Le quattro maggiori sono state fuse dalla fonderia Grassmayr di Innsbruck nel corso di questi due anni e riproducono fedelmente l’accordo delle campane di Lorenzago. L’accordo viene definito “classico bolognese” oppure “accordo in salto di quarta”. Le due campane poste al secondo livello della struttura provengono invece dalla fonderia Daciano Colbachini di Padova che ha chiuso i battenti nel duemila. Queste non sono in concerto con le quattro sottostanti in quanto posseggono due note, il sol e il la, che non rientrano nella scala musicale delle campane sottostanti se suonate assieme. La tradizione in voga nei paesi del Cadore prevede una campana fuori concerto da utilizzare come ultimo richiamo per le funzioni: io ne posseggo due e ho deciso di montarle entrambe».
Cosa differenzia un campanile vero e proprio dal tuo modellino in miniatura?
«Niente di niente. Esisteva solo inizialmente una differenza fra un campanile tradizionale e il mio. Le campane solitamente funzionano autonomamente mentre quelle che avevo appena finito di montare necessitavano di una persona che le muovesse. Così ho deciso di creare un impianto elettrico proprio come quello che si trova oggi nei campanili reali. L’unico problema è che di cavi elettrici non ci ho mai capito molto. Per fortuna è venuto in mio soccorso Maicol Scramoncin, un ragazzo che come lavoro elettrifica le campane per una ditta di Padova. Oggi siamo grandi amici, uniti dalla passione per le campane. Messi a punto gli ultimi dettagli, vedere due anni di lavoro funzionare correttamente è stata un’emozione pazzesca».
Ora che ne sarà del tuo campanile in miniatura?
«In questo momento si trova sul balcone di casa mia e suona alle stesse ore ed allo stesso modo del campanile parrocchiale di Lorenzago. Ogni mattina mi sveglio con il suo suono (la prima suonata è alle 7, ndr), un particolare che mi riempie il cuore di gioia».
Chi ti senti di ringraziare per il supporto ricevuto in questi due anni di lavoro?
«Sicuramente tutti coloro che in un modo o nell’altro mi hanno aiutato, chi con semplici parole di incoraggiamento e chi materialmente. In particolare voglio ringraziare Mauro Da Pozzo per avermi fornito il telaio in alluminio e Lino Tremonti per il legno. Un pensiero speciale a papà Marco e a mamma Elisabetta che mi hanno sempre sostenuto in questa passione inusuale per un poco più che ventenne».
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