Una canzone e un video sulla tragedia del Vajont

PIEVE DI CADORE. «Non è una storia come tante altre, in questa storia non c'è lieto fine». Matteo Gracis, in arte Siruan, spiega con questi versi il perché della decisione di scrivere una canzone e realizzare un video (disponibile su www.siruan.it) sulla tragedia della diga del Vajont, in occasione del cinquantesimo del disastro. Insieme ad una nota biografica: il rapper, che vive a Tai, la storia del Vajont, infatti, l’ha sentita raccontare spesso dai nonni e dagli anziani del Cadore. Diventato adulto, si è documentato sui fatti ed ha voluto incidere nei suoi versi una severa denuncia della tragedia e delle responsabilità che l'hanno originata. Il video è stato affidato in anteprima a Repubblica.it e pubblicato anche nella homepage del “Corriere delle Alpi”, come un tassello di questa collettiva ricostruzione della tragedia.
«Si tratta di una storia che va raccontata e soprattutto ricordata», spiega Siruan, «e poiché non è stata mai scritta una canzone sul tema, ed essendo io originario di queste zone, ho pensato di comporne una».
Nel testo, Siruan cita il coraggio della giornalista Tina Merlin, la prima a capire e a denunciare, inascoltata, quello che stava accadendo; ed esprime una «condanna netta contro i politici e i tecnici che all’epoca non hanno voluto evitare la tragedia». La strofa rappata ed il ritornello, ispirato all’Hurricane di Bob Dylan, vanno di pari passo, e sono anche chiari i riferimenti allo spettacolo di Marco Paolini (Il racconto del Vajont, 1997), in cui proprio dalla diga, in diretta tv nazionale, l'attore raccontò la storia della tragedia.
«Il video», prosegue Siruan, «è stato girato a i Erto-Casso, davanti all’enorme gettata di cemento armato che costituisce la diga, triste protagonista delle immagini assieme al monte Toc, da cui si staccò la frana che ha provocato l'enorme onda mortale».
Nelle immagini del video anche i giornali dell'epoca, con le foto in bianco e nero che danno l'idea della drammaticità dell'evento e rimangono testimonianza quasi sbigottita di quanto era accaduto. Quanto Dino Buzzati riuscì, da sensibile artigiano della penna quale era, a descrivere con incredibile semplicità: “Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi”.
Un messaggio semplice quanto drammatico, che Gracis ha voluto tradurre in versi e musicare per proporlo alle nuove generazioni più sensibili al linguaggio musicale. Il video del backstage uscirà a giorni in esclusiva su L'Unità. Stasera, verso le 20, Siruan sarà poi in diretta su Rai Radio 2: verrà mandata in onda la canzone e ci sarà un'intervista on air. E intanto iniziano ad arrivare all'autore i primi commenti e ringraziamenti. «Ma io non ho nessun merito», sottolinea Gracis, «ho solo messo in musica una storia raccontata da altri, primi tra tutti Tina Merlin e Marco Paolini. Loro vanno ringraziati. Io ho solo “urlato un silenzio” che mi sembrava assordante».
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