Una casa sicura per donne in fuga dalla violenza
FELTRE. È la casa dove si prevede un’occupazione di posti letto del cento per cento per quasi tutti i giorni all’anno, casa Coletti, rifugio di donne in fuga dalla violenza domestica e senza mezzi di sostentamento.
Ma è anche la struttura, ha detto il vescovo Giuseppe Andrich all’inaugurazione di ieri, «che indica la necessità di ripristinare la coscienza delle donne per il potenziale che hanno donato alla storia e per tutto quello che continuano a fare», nonostante la mortificazione e il massacro delle molestie fisiche e morali patite.
Così al taglio del nastro di casa Coletti che aprirà il servizio dal primo gennaio, dopo un lungo e travagliato percorso legato alla ristrutturazione dell’immobile ricordato dal presidente dell’istituto Carenzoni, Renato Beino, il vescovo Andrich non si è limitato alla benedizione. Ha voluto dare un messaggio chiaro, al termine degli interventi di tutti i soggetti pubblici e privati che hanno contribuito all’importante traguardo.
«Devo esprimere un sentimento che ho dentro di me», ha detto il presule. «In undici anni di episcopato mi sono confrontato sulle problematiche sociali partecipando anche a iniziative sindacali. Ho preso coscienza di quanto cresca la violenza contro le donne in tutte le sue espressioni, e come montanaro che conosce la storia, mi rendo conto che questa è una delle piaghe del nostro territorio. Non dobbiamo lasciarci suggestionare solo dai fatti cruenti di cui si legge sui media, ma dobbiamo far crescere in noi una sensibilità diversa contro quelle colpe, quei mali che vengono ancora culturalmente tollerati e che sono le radici da cui nascono le guerre».
La speranza del nuovo presidente dell’azienda municipalizzata (che gestirà la struttura), Angelo Dalla Costa, è che «non ci siano tante donne che hanno bisogno di una casa protetta come questa», cioè che l’emergenza sia contenuta a pochi casi all’anno.
Ma invece l’emergenza cresce. Lo si conferma dal Comune di Feltre, dal mondo della scuola rappresentato dalla dirigente Viviana Fusaro, dall’Unione montana feltrina con l’appello del presidente Federico Dalla Torre «di considerare inserimenti anche fuori dalla cinta urbana», cioè provenienti da altri Comuni. E dalle associazioni, come Rotary, Soroptimist e Ana, che hanno contribuito in maniera determinante e decisiva all’abitabilità della struttura in termini di dotazioni, per l’arredamento dei sei alloggi e per i presidi richiesti dalla normativa: la sedia meccanizzata per persone con disabilità, sponsorizzata e montata dagli alpini.
«Il fenomeno della violenza di genere è in aumento», ha confermato l’assessore alle politiche sociali, Giovanni Pelosio, che nel rimarcare l’importanza dell’Ipab Carenzoni per la cogestione delle problematiche sociali e rivolgere un pensiero allo scomparso ex presidente del Carenzoni, Narciso Masocco, ha detto anche: «La possibilità di disporre di alloggi per l’emergenza sociale femminile consente di liberare risorse, e di questo ci siamo confrontati con il Cda della municipalizzata, per gestire anche il problema di tanti uomini fuori del nucleo familiare cui vengono a mancare le risorse per la sopravvivenza».
Laura Milano
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