Una commossa veglia con 1910 candele nella notte del Vajont
LONGARONE
Nomi, luci, silenzi e simboli per ricordare le vittime del Vajont nel tradizionale appuntamento con la veglia del 9 ottobre. Anche quest’anno si è svolta nella chiesa del Michelucci la manifestazione che chiude la giornata commemorative in modo intimo e raccolto.
La chiesa è stata addobbata con 1910 candele, una per ogni vittima. E le luci sono state poi ancora protagoniste con i giovani volontari della parrocchia che hanno portato alcuni i lumini all’altare leggendo alcuni gruppi di nomi delle vittime per sottolineare le dimensioni della perdita: le mamme in attesa di bimbi che non sarebbero mai nati, dei nati nel 1951 che avrebbero fatto la cerimonia della Cresima nel 1963 e di tutti coloro che avrebbero nel 2018 compiuto i 100 anni, traguardo che non hanno mai potuto raggiungere per via della brutalità dell’acqua distruttrice.
Nell’altare sono stati poi posizionati alcuni oggetti simbolici: un ramo secco del Piave che si ricollegava al triste luogo dove sono stati ritrovati molti corpi, intrecciato però ad un ramo di ulivo segno di speranza.
Il vecchio e il nuovo sono stati rappresentati anche da un candelabro della chiesa prima del 1963 che reggeva alcuni ceri con la luce di oggi.
Sono state inoltre lette alcune storie tratte dai racconti dei soccorritori.
«Prendiamo l’esempio da questi soccorritori – ha detto il parroco don Augusto Antoniol che ha celebrato la veglia in sinergia con don Alessio Strapazzon – dopo 55 anni dobbiamo farci carico del messaggio di compassione e solidarietà verso il prossimo. Nei rintocchi della campana rivediamo i volti di chi non c’è più e i superstiti se li ricordano ancora molto bene. Non perdiamo però mai la speranza e la forza di andare avanti».
Tra i fedeli presenti diversi amministratori e anche il vescovo Renato Marangoni. —
E.D.C.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi