Una famiglia intossicata dal monossido
OSPITALE DI CADORE. Tre intossicati dal monossido. Mamma e due figli di Ospitale di Cadore. M.D.R. ha 37 anni, è originaria della Lombardia e ha sposato un vigile del fuoco del posto. I due ragazzi hanno 12 e 8 anni: sono un maschio e una femmina. Nella notte tra sabato e domenica, hanno rischiato di morire, mentre il capofamiglia era fuori per servizio, impegnato nella gestione dell’emergenza maltempo, con i colleghi della provincia. L’allarme è scattato a mezzanotte e mezzo, per il monossido di carbonio sprigionato da un generatore di corrente. Un’apparecchiatura dotata di un motore a scoppio, che funziona a benzina o gasolio e ha tanto di tubo di scappamento. Utilissima nei due giorni e passa, in cui Ospitale è rimasta al buio, ma potenzialmente pericolosa, specialmente se sistemata all’interno dell’abitazione. Dev’essere questo il caso. Il monossido è un gas velenoso particolarmente insidioso, perché si accompagna con tre aggettivi insidiosissimi: inodore, incolore e insapore. Non te ne accorgi neanche e sei in pericolo di vita, fino quando non ti accorgi che c’è qualcosa che non funziona nel tuo corpo.
L’ambulanza del Suem 118 è arrivata in fretta nell’abitazione collocata nel centro del paese appollaiato sopra la statale 51 di Alemagna e il quadro è sembrato subito preoccupante agli operatori. I veicoli di emergenza con sirene e lampeggianti in funzione sono diventati improvvisamente tre, nel silenzio di una notte piovosa in riva al Piave. Uno per paziente: a quello di Pieve di Cadore, si sono aggiun ti Auronzo e Belluno e via a tutta velocità verso la camera iperbarica di Marghera. Per capirs, è un dispositivo che incrementa la pressione atmosferica di due o tre volte, rispetto al normale. Il corpo in piedi o seduto è esposto a queste pressioni e respira ossigeno pressurizzato al cento per cento, eliminando gli effetti dannosi del monossido. La terapia dura tra l’ora e l’ora e mezza, a seconda delle condizioni in cui si trova persona bisognosa di questa cura.
Terminata la terapia, i tre pazienti sono stati trasportati all’ospedale San Martino di Belluno, dove sono costantemente monitorati: la donna è ricoverata in pronto soccorso, in quella che si chiama Osservazione breve intensiva e i ragazzi in Pediatra. Stamattina potrebbe esserci un nuovo trattamento iperbarico. Intanto, ieri la notizia dell’intossicazione da monossido ha fatto rapidamente il giro del piccolo paese e la preoccupazione iniziale ha lasciato il posto a una certa serenità, perché va già molto meglio. Chissà quante telefonate saranno arrivate a quel pompiere, che si stava spendendo per le popolazioni in difficoltà e, in quei momenti, non poteva proprio occuparsi dei suoi. Nel frattempo, la luce era tornata in tutte le case: quel generatore così pericoloso era diventato superfluo. Spento.
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