Una frana sul Civetta cancella la via Tissi Il primo allarme era partito il 14 aprile

Gianni Santomaso / TAIBON
«La Torre Venezia non è più come prima. Sono state cancellate le vie, ma non le pagine di storia alpinistica che potremo sempre ricordare e rinovellare».
Lo dice Bepi Pellegrinon, alpinista e storico dell’alpinismo, dopo aver appreso che una frana di grosse dimensioni, caduta nelle settimane scorse, ha cancellato la via Tissi sulla parete sud della Torre Venezia in Civetta. La prima segnalazione di un distacco in Val Corpassa era stata fatta su Facebook da Severino e Monica da Campedel (frazione alta del Comune di Taibon).
«È successo qualche cosa in Val Corpassa oggi alle 10.30 – scrivevano il 14 aprile – abbiamo sentito boati e visto una gran nuvola bianca. Deve essere caduta della roccia, con il vento la nuvola di polvere è scomparsa in un attimo, ma sono riuscito a fare una foto dove si vede la polvere bianca».
A quelle parole sono seguite quelle di Michele Costantini, alpinista agordino e montanaro doc, figlio d’arte della guida Gianni Costantini caduto sull’Ortles cinquant’anni fa. Costantini ha ispezionato un po’ la zona meridionale del Civetta e si è accorto che l’iconografia e il paesaggio della parete sud della Torre Venezia era modificato in grande misura.
«Non è chiaro quando sia successo – ha raccontato Michele a Radio Più – ma la frana è di notevoli dimensioni, è sparita tutta la parte bassa della via Tissi, abbiamo perso un altro pezzo di storia alpinistica del Civetta».
«La parete è alta 500 metri – dice Pellegrinon – la seconda metà è indenne dal cataclisma, ma la parte iniziale della lavagna di roccia è stata interessata dal crollo di un pilastro di oltre 200 metri che faceva da lato destro del diedro grandioso al centro della parete, per cui si è formato un altro diedro giallastro chiuso in alto da un enorme tetto».
La Torre Venezia, come descrivono Vincenzo Dal Bianco e Giovanni Angelini, autori di una guida alpinistica uscita nel 1970, che più delle altre successive è riuscita a scavare nell’anima di queste montagne, è «un massiccio torrione del Monte Civetta, che chiude all’estremità meridionale i Cantoni di Pelsa sulla destra idrografica della Val dei Cantoni».
«Alta 2237 metri – spiega Pellegrinon – con la vicina Torre Trieste costituisce una delle più frequentate palestre di roccia delle Dolomiti. Si può dire che non vi sia alpinista che non si sia cimentato con le pareti di questi arditi profili di roccia. Taluno forse le ha anche sognate. I primi a salire la Torre Venezia, che sorge magica e diritta dirimpetto al Rifugio Vazzoler del Col Negro di Pelsa, furono i triestini Napoleone Cozzi e Alberto Zanutti nel 1909, che sette anni prima si erano lasciati sfuggire la conquista del Campanile di Val Montanaia. I due alpinisti trovarono un itinerario un po’ complicato che divenne poi la via normale, salendo il canalone che divide la cima dalla Torre delle Mede per poi vincere l’ultima difficoltà per una fessura obliqua che porta alla vetta, assieme a Nino Carniel e Tullio Cepich. Il passaggio finale costituì infatti il tratto più impegnativo della conquista». —
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