«Una legge per gli adeguamenti sismici»

Servirebbero 100 milioni di euro per sistemare tutti i plessi. Ezio Lise si appella al governo: «Basta promesse, si agisca»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Gli anni d’oro sono finiti, e si sapeva da un pezzo. Fino al 2009 la Provincia ha fatto parecchi investimenti sulle scuole. Poi dallo Stato sono cominciati ad arrivare sempre meno soldi, e la situazione attuale è drammatica: per sistemare tutti gli istituti superiori servirebbero 100 milioni di euro.

A presentare la fotografia della situazione, nella seconda giornata di mobilitazione delle Province, indetta dall’Upi per difendere servizi e sicurezza delle comunità e dei territori, è stato il consigliere delegato all’edilizia scolastica Ezio Lise. Dopo le strade, è toccato alle scuole finire alla ribalta dell’attenzione. L’iniziativa, in verità, non è stata molto partecipata. Hanno risposto all’appello una decina di dirigenti (un buon numero, considerando che sono una quindicina quelli delle superiori), tre sindaci (Massaro, Padrin e Alessandra Buzzo) e un paio di sindacalisti. Meno di 30 persone.

Lise ha iniziato ricordando la drammatica situazione finanziaria della Provincia, che quest’anno non riesce nemmeno a predisporre il bilancio. Non ci sono i soldi per chiuderlo. In una situazione del genere, diventa difficile parlare di interventi nelle scuole, ma un piano è stato predisposto. Si tratta di capire se ci saranno i soldi per dargli attuazione.

Un milione l’anno solo per scaldare le scuole. Nel Bellunese sono 50 gli edifici scolastici gestiti dalla Provincia, fra plessi, palestre, officine e convitti. Nel 2016 per questo complesso di strutture sono stati spesi 1.693.000 euro: oltre un milione per il riscaldamento, le altre spese consistenti sono state per l’energia elettrica (280 mila euro) e le piccole manutenzioni ordinarie. Anche nel 2017 ci vorranno, più o meno, gli stessi soldi per tenere aperte le scuole superiori.

Anticendio: si sta lavorando. La maggior parte delle scuole non ha il certificato di prevenzione antincendio. Su 50, ce l’hanno in quattro: il nuovo polo scolastico di Agordo, l’istituto tecnico commerciale di Santo Stefano, il Rizzarda di Feltre e il Catullo di Belluno. Sono in corso progetti o lavori perché lo ottengano il liceo classico Tiziano e l’Iti di Belluno, il classico e il Forcellini di Feltre. Per tutte le altre, servono lavori che ammontano, complessivamente, a dieci milioni di euro. «Capisco che la cifra spaventi, ma sapendo di avere risorse certe si potrebbe avviare un piano di interventi annuale e triennale», ha spiegato Lise. La programmazione, invece, nelle condizioni attuali è impossibile.

Adeguamenti sismici: serve una legge. Scende quasi una lacrima quando si affronta il tema degli adeguamenti sismici. Al Renier è stata migliorata la palestra, al Colotti idem (è in via di completamento il lavoro sulla principale, finito quello sulla secondaria). Al Forcellini si è lavorato sul plesso ed è stato preparato il progetto per la palestra, che comprende la prevenzione incendi e il risparmio energetico (costo 582 mila euro). Anche per il Galilei c’è il progetto di adeguamento della palestra, ma servono 825 mila euro. Ne servono 763 mila, infine, per l’adeguamento sismico della palestra del Calvi.

Si parla solo di stime di costi per il Negrelli (190 mila euro per la palestra) e il Brustolon di Belluno (1.385.000 per la scuola, 446 mila euro per la palestra). Altre verifiche stanno per essere completate, la Provincia ha investito risorse per farle, ma il discorso resta sempre uno: dove sono le risorse per fare tutti i lavori necessari?

«Lo Stato deve fare una legge dedicata alle zone sismiche, come la nostra», ha detto Lise. «Gli interventi di adeguamento sismico sono molto costosi, moltissime scuole sono state costruite prima degli anni ’70 quando non c’era nemmeno la legge sismica. Tutto costa, anche le indagini. Lo Stato faccia una legge ad hoc». Si appella alla prevenzione, Lise, chiede che «ognuno faccia la sua parte. Basta promesse, le Province esistono, vengano messe nelle condizioni di dare servizi».

Ragionamento delicato. Una riflessione, però, è d’obbligo, e l’ha messa sul tavolo la dirigente dell’Ufficio scolastico Michela Possamai: gli edifici sono molti, gli studenti calano (saranno trecento in meno nel Bellunese il prossimo anno). Si valuti una razionalizzazione delle strutture. Prima o poi sarà inevitabile. Meglio iniziare a ragionarci, tutti assieme.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi