Una lista per dare contenuti al Pd
La Serracchiani con Franceschini raccoglie adesioni anche in provincia
Debora Serracchiani e Rosy Bindi
BELLUNO.
Eurodeputata iper votata e protagonista della spinta più ottimista all’interno del Partito Democratico, Debora Serracchiani sta preparando una delle due liste a sostegno della mozione Franceschini, in vista del congresso del Pd e delle primarie del 25 ottobre.
Quali sono i punti più convincenti della mozione di Dario Franceschini, rispetto alle posizioni proposte dagli altri candidati alla segreteria del Pd, Bersani e Marino?
«Innanzitutto la forma partito, perché Franceschini non dà importanza solo agli iscritti, che devono dare la linea politica, ma si apre a tutti gli elettori del Pd, di cui il partito non può più fare a meno. Bersani invece si concentra sugli iscritti. Sono visioni diverse, come sul sistema delle alleanze. Per Franceschini il Pd ha una vocazione maggioritaria e dev’essere il perno di una coalizione di centrosinistra, capace di proporre un programma di governo non solo elettorale».
Lei sta preparando una seconda lista a sostegno di Franceschini. Perché due liste?
«La nostra lista si chiama “Semplicemente democratici” e ci stiamo lavorando insieme con David Sassoli, Rita Borsellino, Sergio Cofferati e altri. La lista nasce naturalmente dall’incontro di persone che cercano di parlare ad un mondo più vasto del Pd, cerchiamo di tenere insieme persone che si sono avvicinate da poco alla politica. Ma attenzione, le due liste non sono un “nuovo contro vecchio”, noi vogliamo solo arricchire di contenuti la proposta di Franceschini, per far convergere anime politiche diverse e portare nuovi contenuti».
Ad esempio?
«L’appello “non voltiamoci dall’altra parte” pubblicato anche su Repubblica.it, cui hanno aderito 80 mila persone in pochi giorni (sottoscritto anche da Carofiglio). E’ un appello alla moralità e al rigore. Nella lista confluisce anche quella parte che fa riferimento alla sinistra sociale di Cofferati e ci sono contenuti forti dedicati a lavoro e occupazione».
Usate anche un diverso stile nella comunicazione.
«La lista è nata con un appello, volevamo vedere come andava e far crescere questo progetto dal basso. In pochissimo abbiamo raccolto 1.100 adesioni e a quel punto ci siamo messi in moto».
Sono arrivati contributi anche da Belluno?
«Sì, a Belluno abbiamo già diversi referenti, giovani e attivi. Sicuramente faremo una lista anche da voi. Le persone impegnate a Belluno sono parecchie e hanno un ottimo contatto con Andrea Causin, che sta lavorando alla seconda lista del Veneto. Si può aderire via internet (
) compilando un modulo, oppure si possono contattare i referenti territoriali, che organizzeranno iniziative cui tutti possono partecipare».
Non trova che le regole della fase congressuale del Pd siano complesse come un algoritmo? Perché?
«E’ uno statuto barocco, con regole complicate e che vanno riviste, ma è anche frutto di un lavoro importante, che assicura la democrazia attraverso le primarie».
I sondaggi danno vincente Bersani, se sarà così come vi porrete nel Pd?
«Parleranno i risultati, dopo il 25 ottobre. Lavoreremo tutti per far bene al partito e perché sia un congresso utile. Comunque vada resteremo nel partito, a totale disposizione del segretario, c’è molto da fare».
Lei è candidata alla segreteria del Friuli, dove auspica un partito federato. E a Belluno?
«Il Pd dev’essere federato per statuto. I territori devono avere totale autonomia su candidature, alleanze e linee politiche. Proprio per la sua specificità Belluno ha assolutamente bisogno di un partito così».
Lei ha partecipato alla serata di chiusura della campagna elettorale per le provinciali. Un grande evento, ma poi al candidato Pd è andata male. Perché?
«Sergio Reolon ha fatto un bel recupero al ballottaggio, ma non è bastato e la causa non sta solo nel vento di destra che pure ha soffiato forte travolgendo tutto il Nord. Quanto è successo dev’essere lo spunto per limitare al minimo gli errori fatti da un partito forse ancora troppo giovane. Il congresso sarà l’occasione, lo spunto per ripartire dai territori, dove abbiamo difettato, dove non si riesce più a intercettare la gente. Tutto questo ci serva per imparare a dare risposte all’Italia».
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