Una Madonna rubata viene messa in vendita: stangato in tribunale
PIEVE DI CADORE. Ricettazione di un bassorilievo. Una Madonna senza alcun valore artistico, ma che era stata rubata in una casa di Nebbiù, una frazione di Pieve di Cadore. Dal punto di vista commerciale, forse valeva di più la collezione di fumetti di Tex Willer, un altro pezzo di una refurtiva molto consistente. Rossano Lazzari è stato condannato dal giudice Berletti a otto mesi di reclusione e 200 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.
È esattamente quello che aveva chiesto il pubblico ministero Pesco, ritenendo provata la penale responsabilità dell’imputato. Mentre il difensore Rui si era speso per cercare di ottenere un’assoluzione, perché il fatto non sussiste. Non appena avrà letto le motivazioni, impugnerà la sentenza davanti alla Corte d’Appello di Venezia; ma ci vorrà inevitabilmente un po’ di tempo. Certo da quella casa con i sigilli, dopo uno sfratto esecutivo, ne è sparita parecchia di roba: il catalogo è abbastanza lungo da scorrere. Più di qualcuno può aver violato le disposizioni del Tribunale di Belluno, per introdursi nei locali e cercare di assicurarsi qualcosa di prezioso. Lazzari non era accusato di furto aggravato, bensì di ricettazione, per aver ricevuto oppure comprato materiale di provenienza furtiva.
Era convinto di poter guadagnare qualche euro su quell’immagine sacra e si è deciso a metterla in vendita.
Qualcun altro l’ha riconosciuta, segnalandola alle forze di polizia e innescando il procedimento penale, che si è concluso ieri mattina, nell’aula al terzo piano del palazzo di giustizia di Belluno. Sentiti i testimoni, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto la condanna dell’imputato a otto mesi di reclusione. La difesa rimane convinta del fatto che sia innocente, ma dovrà presentare appello. —
G.S.
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