Una nuova cura in Israele può aiutare Samantha
FELTRE. C'è una sola possibilità di fermare la malattia di Samantha, giovane donna malata di sclerosi multipla primariamente progressiva, e di farla alzare dalla sedia a rotelle dove è costretta ormai da anni. Tel Aviv in Israele è l'unico centro al mondo dove si può curare con successo la sclerosi multipla primariamente progressiva e si basa sul reimpianto di cellule staminali autologhe, senza previo utilizzo di antitumorali come la chemioterapia e di immunosoppressori che la ucciderebbero.
Ma se la casistica è confortante e i dati scientifici del centro israeliano depongono per il successo terapeutico di una cura perfezionata e brevettata nei suoi laboratori, si può ricorrere all'ospedale di Tel Aviv solo se si dispone, in unica soluzione, di 35 mila dollari. Questo è il guaio. Samantha Calzavara, giovane donna feltrina colpita tre anni fa, nel fiore della vita, da questa forma ingravescente e aggressiva, ha una pensione minima e quindi una possibilità uguale a zero di poter accedere a un prestito bancario.
Ma la voglia di fermare una malattia che va avanti, di rialzarsi dalla carrozzina dove è costretta, e di ricominciare a camminare è tanta. Per questo la giovane lancia un appello rivolto a associazioni di volontariato e a cittadini privati affinché le sia concessa questa possibilità. Con un piccolo contributo da parte di tutti in una sorta di catena di solidarietà. «La mia famiglia ed io ci siamo messi in contatto con la responsabile israeliana Ruth Grunbaum del “Center for cell therapy e Cancer immunotherapy” di Tel Aviv, la quale ci ha spiegato in che cosa consiste la terapia e, in scienza e coscienza, ha ammesso il successo terapeutico. Persone colpite dalla mia stessa forma che hanno ricominciato a camminare, per l'intera e ampia casistica dei pazienti trattati in questo ospedale».
I tempi di attesa per il ricovero a Tel Aviv dove si viene visitati prima del prelievo delle cellule autologhe che sono trattate in laboratorio per un mese e mezzo, sono molto ristretti. «Avevamo telefonato in luglio e l'appuntamento ci era stato prospettato già per agosto», spiega Samantha. Quello che purtroppo impedisce il volo verso la vita vera, verso la guarigione, è il problema dei soldi. «Il costo a totale carico del paziente è di 35 mila dollari, non dilazionabili. Ho una pensione molto bassa, non ho proprietà né posso contare sull'aiuto della mia famiglia dal punto di vista finanziario. Tutto questo mi taglia fuori da qualsiasi richiesta di prestito bancario nonostante la voglia di tornare a camminare sia davvero tanta e struggente. Per questo mi appello al buon cuore di tutti coloro che mi possano aiutare a recuperare la mia vita». Per qualsiasi informazione:marikacalzavara07 @gmail.com.(l.m.)
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