«Una potenziale Stava sopra Cornei»

L’allarme della Valturcana si è spostato a Teno dove un’altra frana minaccia il fiume. Il sindaco Dazzi: «Preoccupati»

PUOS D’ALPAGO. Una frana tira l’altra. La quotidiana convivenza con il dissesto idrogeologico in Alpago. Quella della Val Turcana sembra essersi data una calmata. Al momento non si muove e non preoccupa gli abitanti di Pian Saviane, sopra Cornei. Ma per una sirena che per adesso ha smesso di ululare, c’è ne un’altra che ha appena cominciato: da una località del Comune di Tambre, che si chiama Teno, sta scendendo verso la stessa frazione di Puos una colata di terra e detriti, che rischia di creare una diga sul torrente Valturcana: «L’effetto che può provocare è simile a Stava», lancia l’allarme il sindaco Antonio Dazzi, «non dobbiamo dimenticare il disastro del luglio di 1985 in Trentino, e non possiamo permetterci di correre lo stesso rischio. Ecco perché stiamo monitorando la situazione con la necessaria attenzione e anche l’altro giorno c’è stato un sopralluogo dei geologi a bordo di un elicottero. Per sdrammatizzare, potrei dire che gli amici di Tambre ci stanno facendo un bel regalo, allo stesso tempo non posso nascondere la mia preoccupazione, specialmente in vista dell’autunno. Adesso difficilmente ci saranno dei problemi, ma nel corso dei prossimi mesi la situazione potrebbe anche precipitare».

La frana di Paradisi ha mangiato il torrente

Il messaggio per niente cifrato è alla Provincia, ma anche alla Regione, soprattutto dopo che l’assessore competente è diventato l’alpagoto Gianpaolo Bottacin: «È una persona che conosco e vive da sempre nel nostro territorio. Naturale che non mi aspetto un trattamento di favore, rispetto ad altri contesti, ma non c’è dubbio che vorremmo la necessaria attenzione da parte sua e magari un aiuto in termini economici, che sarebbe utilissimo per delle casse comunali sempre più vuote».

Più a valle, a Pian Saviane la situazione è migliorata con l’arrivo dell’estate. Anche se la maggior parte delle case rimane lesionata e più di qualcuna pende a monte, sotto la spinta di questa enorme massa di terreno. La strada in asfalto deformata ha lasciato il posto a una sterrata percorribile e c’è un muraglione di contenimento, ma la calma potrebbe essere solo apparente, oltre che temporanea: «La frana si è stabilizzata» sottolinea Tiziano Saviane, uno dei pochi abitanti, «però questo non significa che sia diventata innocua. Mi spiego: sul versante si è come infossata, con il risultato di non far più scorrere l’acqua a valle, attraverso la condotta forzata che era stata predisposta a suo tempo. Non vorrei che se ne depositasse troppa, con il risultato che tutti possono immaginare, e al quale non voglio neanche pensare. È un po’ che non vedo in giro gli addetti di Comune di Puos, Provincia e Regione, e purtroppo so bene che di soldi non ce ne sono, soprattutto per una zona con pochi abitanti come la nostra. Malgrado questo, vorremmo vivere senza questa che è diventata una vera ossessione».

Dazzi ha ereditato il problema da Michele Dal Paos, la cui firma è ancora sulle ordinanze relative al traffico, appese ai pali: «La frana della Valturcana rimane controllata, ma è vero che ora come ora è stabile. Non cammina, e questo ci permette di stare abbastanza tranquilli. Naturale che non bisognerà assolutamente abbassare l’attenzione, perché può bastare un periodo di maltempo, per rifarci preoccupare. Abbiamo in previsione un paio d’interventi in collaborazione con la provincia per un importo complessivo che viaggia tra i 200 e i 300 mila euro, ma non possono che essere dei lavori tampone, perché per risolvere il problema ci vorrebbe una cifra sul milione, che oggettivamente non c’è. Nel frattempo, capisco che le abitazioni presentino delle lesioni e sia stato necessario demolire una stalla, dopo che una casa costruita proprio sul fronte della frana è crollata».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi