«Una quota va destinata a bloccare lo spopolamento»

L’idea di alcuni sindaci bellunesi per i futuri progetti di area vasta a partire dal 2019 «Non solo opere infrastrutturali, quindi, ma welfare territoriale e Unico studenti»

BELLUNO. Una nuova frontiera per le risorse del Fondo dei comuni confinanti: sostenere i servizi nei territori. È quello che auspica il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin e con lui altri colleghi, anche per fronteggiare in maniera adeguata lo spopolamento.

«Questi soldi potrebbero servire per il pagamento di servizi intesi come progetti sociali e per evitare lo spopolamento, come abbiamo fatto con l’Unico studenti lo scorso anno o come si potrebbe fare a sostegno del welfare territoriale portato avanti dal sindacato».

Insomma, un’inversione di pensiero per rispondere in maniera più forte alle esigenze di un territorio che rischia di spopolarsi. A chiedere una nuova programmazione dei fondi per l’area vasta è anche la prima cittadina di Lamon, Ornella Noventa. «Il prossimo anno ci saranno i nuovi bandi per i progetti di area vasta e si dovrebbe iniziare a pensare a utilizzare queste risorse non solo per opere infrastrutturali, ma anche per servizi, per dare maggiori opportunità alle persone, per creare posti di lavoro. Si deve pensare anche alla normale pratica amministrativa. Auspichiamo», conclude Noventa, «che il nuovo presidente possa conoscere bene la nostra realtà, capire i nostri problemi. Sarebbe bello fosse di Belluno».

Un elemento, quello del finanziamento dei servizi, su cui lo stesso De Menech insieme alla Provincia e a tutto il territorio aveva iniziato a riflettere. E che i sindaci ora ripropongono a chi diventerà presidente del comitato paritetico del Fondo.

Intanto, con queste speranze e urgenze, i sindaci stanno pensando di inviare una lettera di ringraziamento per il lavoro svolto proprio da Roger De Menech. L’idea è venuta al sindaco di Feltre che ha già mobilitato gli altri comuni. «Dopo un avvio a rilento, tra polemiche e contrasti tra enti, alla fine con l’arrivo di De Menech, va riconosciuto che la macchina ha iniziato a muoversi. E con l’ex presidente i pagamenti delle opere sono partiti. Vogliamo ringraziarlo per come ha svolto il suo compito».

Ma Perenzin non nasconde di essere un po’ preoccupato per quello che succederà dopo. «Il Fondo dei comuni confinanti è molto importante per il nostro territorio, perché permette ai nostri comuni di disporre di risorse elevate da impegnare in opere. Bene anche che sia stato allargato ad interi territori e non solo a singole realtà. Per questo mi appello al ministro Erika Stefani, che ora ha in capo queste risorse, perché nel nominare il presidente del comitato paritetico possa considerare una persona che conosca bene il meccanismo del Fondo così da permettere di continuare in modo fluido il cammino che abbiamo intrapreso».

Il timore è, infatti, che in questo cambio della guardia possano esserci dei blocchi sui progetti, che metterebbero in difficoltà le amministrazioni comunali. «Abbiamo già subito ritardi all’avvio, tanto che ad oggi molte realtà bellunesi di confine stanno ancora portando avanti i piani di quello che era ancora il fondo Odi del 2010-2011. Noi stessi siamo capofila di otto comuni per un progetto da 13 milioni di euro per lo sviluppo turistico del territorio. Prima dell’intesa del 2014, questi fondi andavano a rimborso: meglio, c’era un acconto e poi si pagava secondo lo stato di avanzamento. Dal 2014 in poi si ragiona sull’anticipo per progetti di area vasta. Quindi i vecchi piani ancora manifestano delle difficoltà che rallentano la loro esecuzione», precisa ancora il primo cittadino di Feltre, riferendosi alla tanta burocrazia necessaria per avviare questi progetti e sui tempi lunghi di pagamento delle varie tranche.

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