Una raccolta firme contro la stangata

Già una cinquantina le firme raccolte all’Osteria da Ciccio: «Non vogliamo pagare per i debiti fatti da altri»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. «Noi non vogliamo pagare per i debiti fatti da altri». Frasi fatte? Stavolta no. Sul bancone dell'Osteria da Ciccio, in via Vittorio Veneto, da ieri mattina c'è un pacco di fogli pronti per essere firmati. E a breve gli stessi moduli saranno in tante altre attività (negozi e bar) della città, che hanno seguito l'idea di Andrea Guerra e Simona Lorenzon e hanno deciso di attivarsi. «Perché a lamentarsi sempre senza fare nulla, non si ottiene nulla», spiega la signora Simona. «Da quando sono uscite sulla stampa le notizie degli aumenti delle bollette dell'acqua, qui ne abbiamo sentite di tutti i colori. La gente è esasperata, non ce la fa più. Adesso ci chiedono il 30 per cento in più e anche il conguaglio? È una vergogna che dobbiamo essere noi, cittadini e imprese, a pagare per debiti fatti da chi non ha saputo amministrare una società».

Spinti dalle lamentele dei clienti, ieri i titolari della storica osteria cittadina hanno provato a lanciare una raccolta firme, che in poche ore ha ottenuto un gran successo: alle 18, in appena sei ore, erano già state raccolte 50 adesioni. Si firma per non pagare il 30 per cento in più (29,4 per la precisione) a metro cubo e per aderire basta andare da Ciccio tutti i giorni, tranne la domenica, fra le 10 e le 20. «Ma siamo stati contattati da altri gestori di bar e negozi», spiega Andrea Guerra. «La raccolta ci sarà anche nelle loro attività».

Oltre al nome, cognome e alla residenza, bisogna indicare il numero del proprio documento d'identità, perché tutte le firme saranno poi consegnate ad un legale. «Non sappiamo ancora se si intraprenderà un'azione di qualche tipo, ma pensiamo sia giusto fare qualcosa. Non possiamo continuare a star zitti e a pagare», continua Guerra. «Anche perché questa volta proprio non ha proprio senso. Se io, che sono un privato, faccio un investimento e non ho la copertura economica per saldare i conti, aumento subito il costo di quel prodotto al mio cliente. Perché in Bim Gsp non è stato fatto? Perché la tariffa non è stata adeguata subito, quando si è capito che i conti non tornavano? E perché hanno continuato per anni a dare tutti quegli incarichi esterni quando c'era il personale per gestire le attività?».

Domande che da qualche giorno, da quando gli aumenti sono diventati reali perché stanno iniziando ad arrivare le bollette d'oro, sono sulla bocca di tutti. «È facile fare un piano come quello che hanno fatto adesso. Tagliati gli incarichi esterni, tagliato il parco macchine... ma è come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati», aggiungono Andrea e Simona. «Perché i sindaci non hanno mai aumentato la tariffa? Perché si è dovuto aspettare che il debito raggiungesse gli 89 milioni di euro per intervenire? Un qualunque padre di famiglia avrebbe amministrato meglio quella società, perché il principio è semplice: non si possono spendere più soldi di quelli che si hanno a disposizione. Altrimenti ci si indebita. Ma perché se faccio io un debito me lo devo pagare e se lo fa Bim Gsp glielo dobbiamo pagare noi?».

La rabbia è tanta e sfiora l'esasperazione. Anche perché Andrea Guerra gestisce un bar, che di acqua ne consuma parecchia: «Pago circa 500 euro all'anno. Con l'aumento e il conguaglio non oso pensare a che bolletta mi arriverà», continua. «Quell'aumento, se proprio doveva essere fatto, andava per lo meno spalmato in più anni, non concentrato tutto in un colpo. Qua si rischia una rivoluzione, perché la gente non ne può veramente più di pagare per gli errori che commettono gli amministratori pubblici».

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