Una rete contro i soprusi sulle migranti

Il fenomeno coinvolge anche loro, ma è difficile trovarle e aiutarle. Il Comune ha costruito un progetto
BELLUNO. Se aiutare una donna vittima di violenza non è semplice, intercettare le donne migranti che subiscono soprusi lo è ancora di più. Nasce su queste basi il secondo progetto dedicato al contrasto della violenza di genere approvato ieri dalla giunta. Si appoggia su un bando del dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comune ha chiesto 100 mila euro per avviare un progetto che mira a costruire una rete di supporto per le donne migranti vittime di violenza. Fisica, economica, psicologica.


«Si tratta di attivare una rete sul territorio che sappia intervenire prima di tutto nel riconoscere i campanelli di allarme nelle donne che hanno una cultura diversa dalla nostra», spiega l’assessore al sociale Valentina Tomasi. Che ha lavorato al progetto con l’obiettivo di gestire un fenomeno emergente prima che sia troppo tardi. «Le donne migranti faticano a rivolgersi ai servizi», continua. «Da un lato c’è l’ostacolo linguistico. Dall’altro il fatto che spesso non sanno che servizi esistono. E i nostri operatori non sono stati formati per occuparsi di questa tipologia di violenza di genere». La Tomasi ha costruito il progetto dialogando con l’associazione BellunoDonna, «che ha confermato la necessità di un intervento», aggiunge l’assessore.


Il progetto prevede diverse azioni, da sviluppare nell’arco di diciotto mesi. «Si tratta di prendere in carico le donne migranti da parte di tutti i soggetti coinvolti, dal Comune all’associazione BellunoDonna in primis, ma coinvolgendo anche l’Usl, le scuole, le cooperative che si occupano di accoglienza, l’Ater, Prefettura, Questura, Procura, ordine dei medici, tutti i soggetti che possono intercettare il bisogno. L’obiettivo è creare una rete di supporto alle donne migranti che subiscono violenza».


La prima azione riguarda la creazione della rete e la formazione degli operatori e delle operatrici a riconoscere il fenomeno della violenza sulle donne migranti. Poi il progetto prevede di elaborare un protocollo operativo di intervento, di costituire un’unità operativa antiviolenza e di definire percorsi di accoglienza e accompagnamento al lavoro e all’autonomia abitativa per le vittime. «Infine si prevede di trasformare loro stesse in mediatrici culturali, per occuparsi di altre donne migranti (anche di seconda generazione) vittime di violenza», conclude l’assessore.


Non mancherà un’azione dedicata ad eliminare le barriere linguistiche, un ostacolo all’aiuto. Il dipartimento Pari opportunità finanzia i progetti al 100 per cento. Il Comune ha chiesto 100 mila euro e tiene le dita incrociate.
(a.f.)


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