«Una riforma calata dall’alto»

Dopo il voto alla Camera le critiche della Rete degli studenti medi

BELLUNO. Il sindacato studentesco batte piedi e pugni contro la riforma cosiddetta della Buona scuola, diventata legge dopo il voto finale alla Camera.

Nonostante le proteste, le mobilitazioni nazionali, i cori di dissenso da più parti d'Italia, il Parlamento ha liberalizzato l'istituzione.

Parla Serena Jessica Prota, agguerrita coordinatrice della Rete Studenti Medi di Belluno che ha avuto diverse occasioni per confrontarsi anche con altri rappresentanti degli studenti italiani: «Si tratta di una riforma calata dall'alto, costruita senza il nostro attivo coinvolgimento. A decidere è stato il partito assieme al governo, non noi studenti e nemmeno gli insegnanti. Noi vogliamo la buona scuola per davvero, quella dei bravi cittadini che hanno il tempo di alimentare la loro curiosità personale, di fare cultura in classe, di parlare di politica. Invece qui ci preoccupiamo di aggiungere un'ora di ginnastica per non farci ingrassare troppo, o di mettere qualche ora in più di arte o geografia solo per piazzare qualche professore».

Un altro problema grosso è quello della trasversalità: «Nessuno si è preoccupato di intervenire sui cicli scolastici: così in prima superiore ci ritroviamo a studiare primitivi, fenici, sumeri e antichi egizi dopo averli fatti alle elementari e alle medie, arrivando in quinta senza nemmeno parlare di storia contemporanea».

Facile dedurne le conseguenze: «Cresciamo disinformati, senza sapere perché festeggiamo il 25 di aprile e senza capire perché indignarci se un gruppo di fascisti ci aggredisce in una piazza di Firenze».

L'ignoranza non può che generare ignoranza. «Non possiamo permettere che la scuola pubblica venga distrutta e smantellata pezzo dopo pezzo», aggiunge Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete, «fin da settembre abbiamo contestato il provvedimento e portato avanti le nostre proposte, come molti altri soggetti di riferimento del mondo della scuola, senza essere stati ascoltati minimamente. Rilanciamo ancora una volta le nostre mobilitazioni, finché le cose non cambieranno». A partire dal primo giorno di scuola, che sarà «solo l'inizio». Prota si dice ottimista: «Saremo noi a vivere sulla nostra pelle gli effetti di questa riforma: non è pensabile che le nostre proteste restino inascoltate a lungo». (f.v.)

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