Una “Santa Barbara” dedicata ai vigili del fuoco del Vajont
BELLUNO. Sono passati 50 anni dal disastro del Vajont, ma le immagini di quella tragedia sono scolpite nella memoria dei vigili del fuoco che hanno prestato soccorso alle popolazioni. A loro è stata dedicata la festa per la patrona santa Barbara.
I pompieri bellunesi si sono riuniti ieri nella palestra della caserma per la messa, celebrata dal vescovo Andrich (che nell'omelia li ha definiti «servitori della speranza»), e la consegna degli attestati di anzianità. Quest'anno sono stati anche omaggiati i vigili che nel 1963 hanno scavato fra le macerie di Longarone per trovare chi si era salvato dall'ondata di acqua e fango e per recuperare chi invece è morto quella notte. «Dove c'è dolore, là ci sono i vigili del fuoco», ha detto il comandante Mauro Luongo nel suo intervento, citando il motto nazionale dei pompieri, «e l'olocausto del Vajont è stato il luogo dove questo motto si è tradotto. Fra i primi a prestare soccorso sono stati i vigili permanenti e volontari, che hanno salvato 73 persone e recuperato 1.200 salme. La prova più difficile, per tutti, è stata affrontare il dolore di recuperare corpi senza vita. Questa Santa Barbara è dedicata ai pompieri di allora, esempio e riferimento per noi».
Il primo vigile a ricevere dalle mani del comandante e del prefetto è stato Luigi Bertoldin. Aveva 25 anni nel 1963: «Quella notte partimmo con l'ambulanza. Arrivati a Faè, prendemmo la lettiga per continuare a piedi. C'era un silenzio tombale, si sentiva solo il vento. Avevamo gli occhi pieni di sabbia». Giunto a Longarone, Bertoldin si trovò di fronte al disastro, ma ha salvato due persone: «In una casa diroccata trovammo una donna, morta, e una bambina. Era accucciata in un angolo, con i capelli arruffati. Era ancora viva, la portammo sulla strada che va verso Zoldo, perché la portassero in ospedale. A Pirago, invece, trovammo un uomo ancora vivo».
Nella mente del vigile, in pensione, ci sono ancora le immagini dei tanti bambini che sono morti quella notte: «Cercavamo di stare in silenzio per sentire se si avvertivano lamenti. Ho lavorato a Longarone per 22 giorni. Non li dimenticherò mai».
Giuliano Bianchet di anni ne aveva 24 nel '63. A Longarone arrivò la mattina del 10 ottobre: «Ci dovevamo far largo tra macerie, corpi straziati, rovine», racconta. «Non si può descrivere quello che vedemmo e provammo».
L'attestato per il servizio prestato a Longarone è stato consegnato a Luigi Bertoldin, Enrico Borci, Aldo De Lotto, Dino Donazzolo, Giulio Erimacea, Luigi Pellizzaroli, Mario Pellizzaroli, Giuseppe Farenzena, Giuseppe Costantini, Renzo Pastori, Giuliano Bianchet, Erio De Candido, Giovanni Cesa, Giovanni Bogo e Mario Piol. Le croci di anzianità sono state consegnate ai vigili effettivi Flewer Imbolito e Michele Marinelli e ai vigili volontari Daniele Battistella, Giacomo Bressan, Luigi Del Favero, Daniel Tomasella e Denis Miglioranza. La cerimonia si è conclusa con la consegna dei diplomi di lodevole servizio ai vigili in quiescenza Aldo Tiziani, Maurizio Andreina, Secondo Girotto, Flavio Rossetto, Fulvio Doriguzzi e Ezio Bortot.
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