Una scultura sull’esodo anche Belluno “ricorda”
BELLUNO. Una pietra a simboleggiare la solida appartenenza a un’umanità che è la stessa per tutti. Tre girasoli a rappresentare la luce della libertà. E la luce che ognuno deve avere nella propria mente per saper riconoscere e prevenire la “cattiveria” dell’uomo e le atrocità a cui può dare seguito.
Entro l’autunno sarà inaugurato il monumento dedicato alla memoria del dramma dell’esodo patito da italiani d’Istria, fiumani e dalmati al termine del secondo conflitto mondiale. Lo ha annunciato ieri mattina, in occasione del Giorno del ricordo, Giovanni Ghiglianovich, presidente dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Il monumento, una vera e propria “pietra del ricordo”, verrà posizionato in piazzale Vittime delle Foibe a Belluno, accanto alla stazione ferroviaria dove ieri, alla presenza del gonfalone cittadino, è stata deposta una corona. Gli oneri finanziari dell’opera (il progetto è stato approvato dalla giunta Massaro) saranno a carico dell’associazione presieduta da Ghiglianovich. Autore del monumento è Bruno Corriani di Lentiai, opera realizzata in acciaio inossidabile e “cor-ten”, la cui ossidazione naturale permette di ottenere un colore simile alla terra.
Terra da cui furono strappati ingiustamente oltre 300 mila tra istriani, fiumani e dalmati settant’anni fa. E proprio in riferimento alla prossima inaugurazione della “pietra del ricordo”, Ghiglianovich ha voluto fare una riflessione. O meglio, «gettare un seme», come affermato dallo stesso, «che mi auguro venga accolto. Sono stanco, stufo, di vivere in un’Italia ancora così divisa e non consapevole dei venti di pericolosa violenza che, ogni due o tre generazioni, salgono a rompere il disegno di pace stabilito da Dio», ha spiegato Ghiglianovich, profugo di Zara dal 1944 e residente a Belluno dal 1968, che ha ricordato più volte, anche nel corso della messa celebrata a San Rocco, la figura di don Carlo Onorini, profugo da Dignano d’Istria. «Voglio rivolgermi alle amministrazioni per far presente che dal dopoguerra si è abusato del termine “martire”: martire è colui che si è sacrificato volontariamente, infoibati ed esuli sono invece vittime».
Ghiglianovich ha inoltre espresso l’auspicio che il giorno dell’inaugurazione del monumento agli esuli siano presenti «tutti i rappresentanti delle diverse associazioni legate ai conflitti mondiali, Anpi compresa, per superare l’assurdo sistema italiano che continua a portare avanti insensate divisioni».
In tutti «i tragici eventi qui ricordati», ha sottolineato il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, «il comune denominatore era la presenza di nazioni che volevano imporsi sulle altre, a scapito del valore della persona e della sua dignità. I giovani d’oggi hanno la fortuna di vivere in un contesto storico in cui la nazione è sinonimo di appartenenza, e non di sopraffazione. Questo perché viviamo in un’Europa che è uno straordinario momento storico, di cui spesso si dimentica di parlare».
Martina Reolon
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