Una valanga di ricorsi contro la riforma della scuola

Le novità riguardano 150 docenti, ma altri ottanta sono fuori Nel testo del governo non si considera il personale Ata

BELLUNO. Sono circa 150 gli insegnanti bellunesi che dovrebbero essere interessati dalle prospettive di assunzione definitiva stabilite dalla riforma della scuola.

Una riforma per cui il consiglio dei ministri, nella giornata di ieri, ha approvato il disegno di legge.

Ora “la palla” passa al Parlamento, e tra le proposte presentate, in un apposito piano, c’è l’assunzione di 100 mila precari, con l’obiettivo di sanare una “ferita” che da due decenni riguarda il corpo docente.

«Per rendersi conto di quale potrà essere l’implicazione per la realtà bellunese basta guardare le graduatorie ad esaurimento, che sono comunque già “depurate” dagli immessi in ruolo negli ultimi anni», spiega Walter Guastella, segretario provinciale della Flc Cgil.

«Senza considerare il sostegno, coloro che sono arrivati da altre graduatorie di recente, chi non ha mai lavorato all’interno della scuola o ha rinunciato all’incarico negli ultimi anni, si tratta di circa 150 insegnanti, nella maggior parte delle scuole dell’infanzia e primaria, visto che per le secondarie di primo e secondo grado abbiamo graduatorie ad esaurimento che sono “esaurite”».

Ci sono comunque dei limiti. «Il principale è dato dal fatto che il piano assunzioni parte dal bisogno determinato dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea, più che dalle necessità reali della scuola», precisa Guastella.

«Questo significa che non viene posto il problema di quanto reale organico servirà in ciascun istituto. I bisogni veri delle scuole non vengono presi in considerazione».

Per fare un esempio, il piano non riuscirà a garantire che si possa realizzare quell’ampliamento di orario di lezione di alcune discipline, come diritto ed economia, il rafforzamento dello studio dell’inglese e l’introduzione più marcata di storia dell’arte.

«Inoltre a rimanere fuori dalle prospettive di assunzione sono tutti gli inseriti nelle graduatorie di II fascia d’istituto della scuola primaria», aggiunge Guastella, «che hanno l’abilitazione e il riconoscimento del titolo di studio (con sentenza del Consiglio di Stato, per coloro che lo hanno conseguito entro il 2001-2002, ndr), oltre ad aver maturato i 36 mesi di servizio (tre annualità)».

«Per la provincia di Belluno», prosegue il segretario della Flc Cgil, «si tratta in questo caso di un’ottantina di persone, facendo una stima sulla base dei dati che abbiamo a disposizione».

Ma c’è anche un altro “piccolo” dettaglio. Che, però, piccolo non è.

«La riforma non prende in considerazione il personale Ata», fa presente Guastella, «che in sostanza è come se non esistesse. È completamente lasciato fuori e non se ne parla. Eppure si tratta di una contraddizione: nella riforma, da come ci è parso di capire, è presente l’intenzione di ampliare l’orario scolastico. Ma come può essere realizzato questo obiettivo se manca il personale?».

E tra chi ha il diritto di chiedere la stabilizzazione in base alla sentenza della Corte di Giustizia Europea non ci sono solo docenti, ma anche, appunto, personale non docente che lavora nella scuola.

«Anche in provincia si aprirà quindi una valanga di possibilità di ricorsi (migliaia in tutta Italia, ndr) in cui sarà l’amministrazione ad avere la peggio», chiosa Guastella. «Proprio sul tema ricorsi, noi sindacati siamo già attivi e nei prossimi giorni avvieremo il contenzioso». Una riforma che parte con molti problemi, quindi, posto che non venga modificata dal Parlamento.

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