Un’altra Pasqua in rosso per forni e pasticcerie, flop di uova e colombe: otto storie

Le associazioni di categoria nel Bellunese preoccupate, locali con orario ridotto: «I nostri affari dimezzati». La provocazione di Confartigianato: chiudete gli iper, salvate i piccoli
 

BELLUNO. Hanno perso il 50 per cento delle vendite durante la Pasqua del 2020. Non parliamo poi del Natale e ora di nuovo siamo a Pasqua, che viene affrontata anch’essa in zona rossa. Le pasticcerie sono chiuse (solo asporto e consegne a domicilio), i panifici sono aperti ma tutto il settore dolciario sta pagando cara la pandemia. In questo periodo, di solito, si lavora alacremente a cuocere colombe e preparare uova di cioccolato. Anche adesso si fa, ovviamente, ma i clienti sono drasticamente diminuiti. L’impossibilità di uscire dal proprio comune è una delle cause, insieme con la paura che è dentro ognuno di noi.

Cristiano Gaggion è il presidente della categoria dolciaria di Confartigianato (nella associazione c’è un rappresentante anche per i panificatori, Alberto Ghedina di Cortina). La sua pasticceria (con bar) è a Puos: «In questo periodo di zona rossa c’è solo un dieci per cento di clienti, rispetto al solito. D’altra parte le persone non possono fare le colazioni, non ci sono feste o occasioni per stare insieme. E purtroppo sta cambiando la mentalità: si preferisce comprare tutto al supermercato, nella grande distribuzione: penso nel nostro caso ai dolci, alle colombe, alle uova pasquali».

Per questo Gaggion nei giorni scorsi ha lanciato una provocazione: «Hanno tenuto aperta la grande distribuzione ma non mi sembra che i contagi siano calati. Ho visto scene imbarazzanti di assembramenti, per quante persone c’erano in giro. E tengono chiusi noi, che ci siamo attrezzati per i distanziamenti e le misure di sicurezza. Proviamo a fare il contrario, teniamo aperti i piccoli negozi e chiudiamo quelli grossi». Una provocazione appunto, ma che testimonia il malessere, la rabbia, qualche volta la disperazione di molti operatori del commercio.

La sua pasticceria è aperta solo per mezza giornata al mattino, non avrebbe senso altrimenti e la fortuna, in un certo senso, è che il locale ha una conduzione famigliare, sono in tre a occuparsi dell’attività. «Non abbiamo dovuto mettere persone in cassa integrazione, ma ho parlato con colleghi che lo hanno dovuto fare e i problemi sono stati tanti, a partire dalla cassa che arriva in ritardo, sempre che arrivi».

Doloroso il capitolo ristori, almeno finora: «Seicento euro l’anno scorso, poi qualcosa per chi aveva avuto un calo di oltre il trenta per cento di fatturato, ma sono spiccioli. Le perdite di quest’anno di covid superano il 50 per cento. E poi questo susseguirsi di aperture e chiusure, la gente non sa più come comportarsi». Per quanto riguarda i nuovi aiuti di cui si parla in questi giorni , Gaggion non è molto ottimista: «Sento parlare di cifre molto basse. A questo punto non resta che sperare in una vaccinazione di massa al più presto».

E questa Pasqua come sarà? «Si fa fatica a fare previsioni, anche solo a fare acquisti di materie prime, con il rischio che ti resti tutto in casa, come è successo l’anno scorso». Di mollare però non si parla assolutamente: «Teniamo duro, perché alla base del nostro lavoro c’è una grande passione».

Resistere è anche la parola chiave di Denis Baldissarutti, famiglia di pasticceri e panificatori di Santo Stefano di Cadore. E’ appena stato eletto presidente del settore per l’Appia. «Il Covid ha inciso pesantemente anche sulla nostra attività. La Pasqua 2020, ad esempio, rispetto alla Pasqua del 2019 ha visto un calo delle vendite del 50%. Quest’anno temiamo che la Pasqua sarà come l’anno scorso se non peggiore, ma ce la mettiamo tutta per guardare al futuro con ottimismo, soprattutto alla stagione turistica estiva che speriamo sia positiva, come quella dell’anno scorso».

Anche Baldissarutti lamenta la scarsità degli aiuti economici arrivati finora: «Sono stati davvero pochi, marginali rispetto al calo di fatturato che abbiamo avuto. Siamo contenti, però, di non avere mai lasciato a casa i nostri dipendenti, e di aver sempre garantito loro lo stipendio. Certamente poi guardiamo a chi non ha potuto mantenere aperta l’attività nel 2020 e a chi ancora patisce restrizioni e quindi alla fine ci riteniamo fortunati». —

OTTO STORIE

Fiabane (Belluno): «Lavoriamo il cioccolato Siamo gli unici in città»

Non solo colombe. «L’anno scorso», sottolinea Rosy Fiabane, «è stato un po’ anomalo perché abbiamo riaperto nel periodo pasquale ed abbiamo fatto consegne a domicilio. Quest’anno qualcuno viene anche in negozio, tuttavia gran parte del lavoro è la mattina. Comunque, anche prima del lockdown, il lavoro si muove tutto la settimana prima delle festività, quindi è difficile pianificare. Al momento abbiamo prodotto alcune colombe e ne faremo ancora». Ci sono poi le altre specialità: «La Pasqua è più impegnativa del Natale perché c’è anche la lavorazione della cioccolata con uova, conigli ed ovetti. siamo gli unici a Belluno». —
Lu.Mac.
 
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Pasticceria Rossetti (La Valle Agordina): «Puntiamo tutto sulle nostre colombe»
 
 
Alla Pasticceria Rossetti di Le Campe, frazione di La Valle Agordina, hanno compiuto una scelta ben precisa. «Ci siamo concentrati sulla produzione delle colombe classiche, perché le persone tendono ad acquistare l’uovo nella grande distribuzione. E poi non potendo fare visite, una famiglia tende a scegliere il dolce tradizionale pasquale». A spiegarlo è la titolare Tiziana Rossetti. «Seppur sottoposto a limitazioni causa delle varie normative, cerchiamo sempre di fornire un servizio di qualità. Occorre puntare sulla bontà e genuinità del prodotto, affinché i clienti riconoscano il valore di ciò che portano in tavola». —
DAPO
 
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Les Bon Bons (Agordo): «In molti ci chiedono le consegne a domicilio»
 
 
«In tanti che vivono lontano da Agordo e dall’Agordino ci chiedono di portare a casa della mamma o dei propri cari una delle nostre confezioni fatte da oggettistica da regalo con ovetti e cioccolata». E Tiziana e Paola Porta, titolari della pasticceria “Les Bon Bons” in piazza Santa Maria ad Agordo, sono contente di arrivare a Livinallongo per allietare la Pasqua delle persone. «Il lavoro c’è. Già con il lockdown dello scorso anno avevamo notato che la gente si consola con le cose dolci e avevamo venduto tutte le uova di Pasqua che avevamo in magazzino. Quest’anno a volare sono le colombe, assieme alle uova e ad altri dolci». 
G.San.
 
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Poltronieri (Cencenighe) tronchetti al mascarpone con decori a tema
 
 
Tronchetti con mascarpone, torroncino, gocce di cioccolato e decoro pasquale. Poi colombe con le gocce di cioccolato e la scorza d’arancia al naturale. Infine cioccolatini. Sono i cavalli di battaglia con cui Alessandro (il titolare) e Davide della pasticceria Poltronieri a Cencenighe si preparano alla Pasqua. 
I due, che hanno aperto l’attività nell’ottobre 2018, il giorno dopo l’incendio sulle Pale di San Lucano e qualche giorno prima di Vaia, non hanno paura. «Siamo contenti, siamo sempre aperti e facciamo il possibile per venire incontro alle esigenze dei nostri clienti». Le richieste della gente che in questi anni ha imparato a conoscere e apprezzare la pasticceria non mancano. «Facciamo tante torte su ordinazione, in alcuni casi abbiamo fatto anche consegne a domicilio: penso a persone a casa col Covid o a chi ha difficoltà a spostarsi. In altre situazioni abbiamo cercato di essere flessibili con gli orari per favorire l’asporto» . —
G.San.
 
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La Briciola (Santa Giiustina): «Spediamo i nostri dolci da Milano a Caserta»ol
 
 
«Stiamo spedendo le colombe in tutta Italia: Monza, Milano, addirittura Caserta. Sono spesso quei clienti che non possono raggiungere le abituali località di vacanza tra le nostre montagne. È una bella soddisfazione, significa che apprezzano la qualità del nostro prodotto». A parlare è Cesare Minella, pasticcere della Briciola di Santa Giustina. «I vari lockdown hanno fatto un po’ perdere il senso del tempo: una volta gli acquisti si concentravano nei giorni precedenti le festività, ora invece si compra con largo anticipo».
Alla Briciola, la “Colomba delle Dolomiti” viene proposta in diversi gusti, ma ci sono anche le uova: dai simpatici Cesarotti a quelle floreali, passando per i nocciolati e i sospiri. E ancora bunny, ovetti e campanelle. —
DAPO
 
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De Meio (Lozzo): «Un uovo artigianale per i nostri clienti»
 
 
Continua sperimentazione e varietà di prodotti. Il panificio pasticceria De Meio di Lozzo non si è fermato davanti alla pandemia. «Per questa Pasqua abbiamo pensato ad un uovo di cioccolato fatto artigianalmente», spiega il pasticciere Marco Del Favero, «è un prodotto molto commerciale ma ci piace offrirlo ai nostri clienti in chiave locale. A questa novità si aggiungono colombe, focaccie e torte varie con forme tipiche della Pasqua».
La continua sperimentazione è uno dei must della pasticceria di Palmira ed Alessandra De Meio e di Dani Zanetti. «Abbiamo lavorato bene sopratutto quest’estate», continua Del Favero, «quando invece le restrizioni sono più pesanti abbiamo servito i nostri clienti con un servizio di consegna a domicilio e con l’asporto». —
LDM
 
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Da Vià (Domegge): Il locale fondato nel 1898 punta sull’e-commerce
 
 
Vicini ai clienti grazie all’e-commerce. Il panificio pasticceria Da Vià di Domegge ha puntato molto in quest’anno sulla vendita dei propri prodotti online, dovendo reinventare il lavoro che porta avanti dal 1898. «C’è stato un ridimensionamento del nostro lavoro», sottolinea Paolo, l’attuale titolare, «l’e-commerce ci ha risolto i problemi. Abbiamo sin da subito voluto restare vicini ai nostri clienti, consegnando grazie a questo strumento i prodotti direttamente a casa». Anche le pasticcerie hanno risentito delle varie restrizioni. «C’è stato un forte calo, cerchiamo di andare avanti grazie all’asporto. In zona gialla abbiamo lavorato bene, anche se manca il flusso turistico. Per la Pasqua puntiamo sui nostri lievitati classici». —
LDM
 
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Deola (Belluno): «Dopo il colpo del 2020 viviamo alla giornata»
 
 
Colombe e focacce. È il grosso del lavoro che viene svolto in questo periodo nel laboratorio del panificio e pasticceria Deola. Però i tempi sono un po’ cambiati, come racconta Maria Luisa Bianchet, moglie del titolare: «Nel periodo pasquale lo scorso anno abbiamo lavorato la metà rispetto agli anni precedenti e le previsioni per quest’anno sono uguali. La gente compra meno colombe perché non può neanche portarle ai propri cari. Alcune consegne le facciamo noi, tuttavia è impegnativo perché capita che non si trovi il destinatario e si debba tornare». Di fianco ai prodotti tipici tradizionali ci sono le specialità: «Al di là delle colombe classiche, quest’anno abbiamo fatto quelle al pistacchio e quelle alla cioccolata e pere. Essendoci meno domanda, cerchiamo di produrre quelle più richieste, come il “treciotto” con l’uovo oppure quelle classiche con la guarnizione a fiore. Ci sono anche le focacce che però vanno consumate entro breve». —
Lu.Mac.
 

 

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