Un’antenna spaziale: Loris Bogo nel team selezionato dall’Esa

Il giovane ingegnere elettronico bellunese è il responsabile del software di Drex che comunicherà a 35 km di altezza

BELLUNO. Sei veneti e un biglietto per lo spazio. Sono stati selezionati dall'Esa, l'Agenzia Spaziale Europea, per lanciare dal 67° grado di latitudine, vicino al Circolo Polare Artico, “Drex” una super antenna, e tra di loro c’è anche il giovane ingegnere bellunese Loris Bogo. L'impresa verrà realizzata a ottobre dell'anno prossimo dalla piattaforma Bexus 24 di Esrange, centro di ricerca e lancio di razzi vicino alla città di Kiruna in Svezia. Di che cosa si tratta? Drex è l'acronimo di “Deployable Reflector Experiment” e consiste in un riflettore parabolico dispiegabile, cioè un'antenna leggerissima, contenuta all'interno di una capsula e capace di aprirsi come un ombrello nella stratosfera. Il dispositivo viaggerà a bordo di un pallone, che in poche ore raggiungerà i 35 chilometri di altezza.

La parabola potrà essere puntata verso l'universo, per comunicare con dei satelliti in orbita, oppure tornare utile alle comunicazioni sulla Terra, magari risolvendo problemi di telecomunicazione a seguito di una catastrofe naturale.

L'esperimento ha iniziato a prendere forma nel luglio scorso, quando il vicentino Cristian Ambrosini, team leader di Drex, ha proposto al trevigiano Stefano Di Marco la partecipazione alla sfida. «Così è cominciata la nostra avventura, abbiamo incontrato altri due colleghi che studiano ingegneria aerospaziale all'Università di Padova per sviluppare il concetto di base dell'esperimento e candidarlo al bando Rexus/Bexus dell'Agenzia Spaziale Europea», spiega Di Marco. Al team si sono aggiunti Alessandra Bellina di Conegliano, unica donna del gruppo che studia ingegneria elettronica in Danimarca, il veneziano Giorgio Tesser, il bellunese Loris Bogo e il veronese Filippo Marconi. Hanno analizzato per mesi l'idea, le tecnologie da impiegare e il design di Drex. Il primo step è stato presentare la descrizione del loro progetto agli ingegneri di Esa, chiamati a selezionare le migliori candidature arrivate da studenti di tutta Europa.

È andata bene. Bogo e colleghi ci hanno creduto e sono riusciti a sbaragliare l'agguerrita concorrenza. Una vittoria incoraggiante prima di affrontare un secondo step di valutazione: il selection workshop di fine novembre. I sei giovani veneti sono così volati a Noordwjik in Olanda per presentare Drex a un gruppo di esperti internazionali. «Un'esperienza indimenticabile, eravamo molto tesi, ma anche consapevoli di esserci preparati a lungo per quell'incontro», raccontano, «ce la siamo cavata bene, abbiamo risposto a tutte le domande, sugli aspetti tecnici, meccanici e sul programma di ricerca dei fondi».

Il 16 dicembre la buona notizia è arrivata: l'esperimento Drex diventerà realtà. «Siamo entrati nella fase più complessa, Drex sarà munito di un disco solido in metallo mentre la parte esterna sarà in Kapton, una plastica che assomiglia alla pellicola per ricoprire i quaderni e ha una funzione protettiva. Tutte le componenti dovranno resistere a una temperatura di -80° e a una situazione di vuoto. L'antenna potrà estendere i suoi bracci da 30 centimetri a un metro e favorire le comunicazioni». Il sogno sta prendendo forma e il team veneto sembra non volersi fermare qui.

I ragazzi del team hanno dai 22 ai 30 anni e un futuro come ingegneri aerospaziali ed elettronici, dato che provengono dell'Università di Padova e dalla Technical University di Danimarca. Loris Bogo, quasi 30 anni, è ingegnere elettronico e responsabile dell'implementazione del software della super antenna. L'impresa si può seguire sulla pagina Facebook DREX-Deployable Reflector Experiment.

Valentina Calzavara

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