Un’azienda speciale per la casa di riposo ma Forno si tira fuori

Longarone. Il Comune costretto a rimescolare le carte Padrin: «Gestione insostenibile: costa il 50% del bilancio»
roberto padrin
roberto padrin

LONGARONE. Longarone discute sulla gestione futura della casa di riposo con l'ipotesi della creazione di un'azienda speciale in cui però non ci sarà Forno di Zoldo. La questione era una delle priorità prima della fusione, dato l'enorme peso della struttura, ora in gestione comunale associata con Forno di Zoldo e Limana, sui bilanci del Comune.

Negli ultimi anni l'esenzione del patto di stabilità e le risorse extra derivanti dalla fusione hanno dato più tempo per studiare nuove prospettive. A risollevare il problema sono intervenuti i consiglieri comunali di minoranza Manuel Sacchet e Elena De Bona, che hanno chiesto notizie sui progressi in merito alla possibile trasformazione della casa di riposo e dell'asilo nido (attualmente in gestione diretta del Comune) in azienda speciale, con richiesta di sapere se questo comporterà delle modifiche alle rette e alla qualità dei servizi.

«Il nostro impegno è sempre quello di una gestione più funzionale dei servizi sociali», spiega il sindaco Roberto Padrin, «è un percorso obbligato dato il carico di questi enti sul bilancio comunale. Purtroppo a livello nazionale le leggi del settore cambiano molto spesso e la nostra scelta, valutando le opzioni a disposizione, è stata quella della creazione dell'azienda speciale, che è una forma di ente partecipato con controllo da parte del Comune. L'ipotesi iniziale era quella di un percorso condiviso con Forno di Zoldo, la cui casa di riposo è già in gestione associata con lo stesso direttore, ma di recente ho avuto comunicazione da parte del sindaco Camillo De Pellegrin che c'è stata una loro rinuncia. Ora dobbiamo studiare qualche alternativa, quel che è certo è che la gestione attuale non può essere sostenibile. Speriamo che ci siano nuove leggi e riforme che possano aiutarci a risolve il problema».

«L'azienda speciale è una scelta necessaria», aggiunge quindi l'assessore ai servizi sociali Ali Chreyha «siamo uno dei soli 19 comuni in Veneto con la gestione diretta che ci costa ben il 50 per cento dell'intero bilancio comunale. Per fare un solo esempio servono ora investimenti per gli arredi struttura con un costo stimato tra i 300mila e i 500mila euro, investimento che siamo in difficoltà a fare con questo tipo di gestione. Posso solo garantire che i costi, le rette e la qualità del servizio saranno sempre sugli standard attuali se non ulteriormente migliorati considerato che l'azienda speciale permette un controllo diretto da parte dell'amministrazione in relazione a tutti questi aspetti».

Enrico De Col

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