Un'esercitazione per 60mila persone
Prossima la prova di evacuazione. Intanto in Alpago preoccupano le frane
Il sindaco di Farra d’Alpago Floriano De Prà
FARRA D'ALPAGO.
Nuovi incontri, in settimana, da parte della Protezione civile per definire le mappe dei piani di evacuazione, con le vie di fuga, i centri di prima assistenza, i siti delle tendopoli. Sono gli ultimi presupposti per le esercitazioni e le prove di evacuazione. Un'operazione addirittura gigantesca, per come si preannuncia. Sarà infatti coinvolto un territorio molto vasto, da Ponte nelle Alpi a Farra d'Alpago, a Vittorio Veneto, ai Comuni trevigiani della Vallata, a Fregona, Sarmede e Cappella Maggiore. Ovvero circa 60mila persone. Prima sarà diffuso un vademecum per i consigli utili in caso di terremoto, con indicazioni precise di come e dove muoversi. Poi si passerà all'informazione e, infine, all'esercitazione. I luoghi prescelti per l'ammassamento degli sfollati e l'organizzazione delle tendopoli sono tutti i centri sportivi dell'Alpago, ma anche l'ex campeggio di Santa Croce e quello attuale di Farra, nonché i piazzali del Bolognesi e di Fadalto. «Ci prendiamo qualche tempo in più nella predisposizione del programma», spiega il sindaco di Farra d'Alpago, Floriano De Pra, «dal momento che gli esperti ci hanno spiegato che i boati e le relative micro vibrazioni sono causati non da veri e propri terremotati, ma dagli spostamenti delle acque sotterranee. E questa spiegazione», aggiunge De Bra, «ha in un certo qual modo confortato le nostre popolazioni, che temevano appunto un possibile sisma». La paura, in questa prospettiva, è aumentato dopo la catastrofe in Giappone, «ma non più di tanto», a sentire il sindaco che ha avuto modo di ascoltare numerosi compaesani. L'acqua, dunque, alleggerisce l'allarme. Ma l'acqua, purtroppo, sta creando problemi di altra natura. Le frane, ad esempio. Come quella di Buscole, che è tenuta sotto stretta osservazione - il monitoraggio è di 24 ore su 24 -, perché le infiltrazioni dopo le piogge abbondanti dell'autunno scorso e d'inizio inverno l'hanno rimessa in movimento. «In questi mesi», spiega il sindaco, «si sono modificati i flussi nel sottosuolo, le falde si sono alzate, abbiamo i prati che sono come una spugna. Nel periodo delle temperature più fredde il gelo faceva da tampone, ma adesso l'azione di scongelamento la registriamo, in tutta la sua preoccupante dinamicità, sulla superficie terrestri e lungo i dorsali della montagna». Dorsali che sono attraversati da mille, nuovi rivoli. E i movimenti franosi stanno interessanto l'intero territorio dell'Alpago.
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